L’ipotesi di aumenti delle imposte immobiliari scatena il caos a destra. «Niente sacrifici», promette la premier sconfessando il suo ministro
L’approssimazione e l’improvvisazione al potere. Da un lato il ministro dell’Economia dice una cosa e dall’altro la presidente del Consiglio afferma l’esatto opposto, portando con sé gran parte del governo e della maggioranza. Il remake c’è stato con il caso della revisione dei valori catastali per le case beneficiarie del Superbonus. Così tra i «tagli significativi» già annunciati da Giancarlo Giorgetti e «l’allineamento» (alias aumento) del gasolio, l’antipasto della Legge di bilancio conferma l’avanzata a tentoni del governo in campo economico.
Giorgia Meloni ha sentito la necessità di registrare un apposito video per dire che non ci sarà alcun aumento delle tasse. «È falso. Questo lo facevano i governi di sinistra, noi le tasse le abbassiamo», ha scandito la presidente del Consiglio. «Non chiederemo nuovi sacrifici», ha aggiunto.
Un’espressione che riecheggia un controcanto alle affermazioni del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che aveva appunto parlato di «sacrifici per tutti».
Anche se, proprio nell’audizione di martedì alla Camera, ha puntualizzato che non c’è intenzione di aumentare le tasse ma solo di perseguire tagli. Senza dare dettagli.
Tassa Meloni
Intanto il Pd ha già definito «tassa Meloni sui carburanti» il ritocco alle accise, mentre +Europa, con il segretario Riccardo Magi ha annotato che la premier «sta smentendo platealmente il suo ministro dell’Economia». E che il clima non sia dei migliori a destra è un palese.
Sono fioccati diktat e distinguo nelle ultime ore: «Il tema catasto e più in generale quello della casa per Forza Italia è da sempre prioritario e ne difenderemo il valore economico, affettivo, valoriale sempre», ha messo in chiaro il deputato di FI, Alessandro Cattaneo.
La vicenda segue un copione ormai consolidato: ci sono le fughe in avanti di Giorgetti, poi rivedute, smentite e quindi del tutto sconfessate direttamente dagli alleati e dai colleghi di governo.
Il ministro dell’Economia ha di certo colto l’occasione di emettere la personale fatwa anti-superbonus, già in passato associato a un mostro e al Lsd: i valori catastali devono essere rivisti, ma solo per chi ha beneficiato del 110 per cento. Senza distinzioni di reddito né di formula (c’è chi ha avuto detrazioni e chi cessione del credito).
Dal ministero dell’Economia provano tuttavia a correre ai ripari: «Non ci saranno variazioni sulle rendite catastali». Dunque, ci sarebbe stato un «fraintendimento» delle parole di Giorgetti.
Resta da capire come potrebbe funzionare il meccanismo tra l’aggiornamento di nuovi valori che lascia invariate le rendite catastali. «In attesa di capire bene le cose, di sicuro Giorgetti non lo ha detto benissimo in audizione», ammette a microfoni spenti un deputato di rango di Forza Italia. Il ministro dell’Economia sta vivendo ore complicate, sotto un assedio costante.
Ieri era presente a Montecitorio per il dibattito sul Piano strutturale di bilancio: ha dribblato i cronisti e lontano da orecchie indiscrete ha catechizzato i rappresentanti del centrodestra. «Nessuna tassa sulla casa», ha promesso sostenendo che ci sarà solo l’applicazione di quanto previsto e lasciato in sospeso nei mesi scorsi.
Non si capisce, però, perché martedì tra i tanti interventi prospettati nel Piano Giorgetti abbia citato proprio il passaggio sui valori catastali.
«Qualcosa vorrà dire», è il ragionamento che rimbalzava nei capannelli in Transatlantico: i deputati delle opposizioni sono sicuri che sia stato un sasso lanciato nello stagno per capire l’effetto che avrebbe fatto.
Comuni in attesa
L’Ance ha pensato di fornire una spiegazione tecnica: «Quell’intervento andrebbe ad agire sull’Imu, ma l’Imu va nelle casse comunali, quindi non ha un impatto diretto sulla manovra, a meno che non diminuiscano i trasferimenti dal governo ai Comuni dicendo ‘ti abbiamo fatto incassare più Imu’», ha spiegato Federica Brancaccio, presidente dell’associazione dei costruttori edili.
Il gettito dell’imposta sugli immobili, però, sarebbe relativo solo «al censimento degli immobili fantasma, quelli mai censiti e non alla revisione delle rendite», rilanciano dal governo per domare le fiamme della polemica, circoscrivendo la cosa «alle seconde e terze case.
Proprio i comuni, attraverso il delegato dell’Anci, sono pronti ad accogliere a braccia aperte l’opzione. «Avendo ricevuto soldi pubblici per ristrutturare le proprie case è sacrosanto che ci sia l’aggiornamento del dato catastale e che di conseguenza poi debba pagare qualcosa di più di Imu al comune in cui è locata questa casa», ha commentato Alessandro Canelli, sindaco di Novara audito lunedì alla Camera sul Psb. In ogni caso non sarebbe un’operazione a saldo zero. Il gettito aumenterebbe.
Sia come sia è un’altra strettoia in cui si è infilato il governo con scivoloni di comunicazione che mettono in evidenza le difficoltà dei conti. Gli esempi su questa falsariga abbondano. Uno su tutti è l’eterno dibattito sugli «extraprofitti» delle banche è un caso di scuola.
Meloni lo aveva rivendicato lo scorso anno, salvo rimangiarselo: gli istituti hanno potuto impiegare quelle risorse per rafforzare il patrimonio. Adesso la questione è tornata di attualità, sotto l’egida del «più sacrifici per tutti», che per Meloni non ci saranno.
Del resto, «chi decide dove è extra e dove non è extra il profitto», aveva già domandato il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, rendendo palesi le divisioni nel governo. E che dire poi della querelle sulle stime del Pil.
Per il governo resta una previsione di crescita all’1 per cento, nonostante l’allarme della Banca d’Italia e dell’Ufficio parlamentare di bilancio. Un déjà vu dell’approssimazione.
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