La premier ribadirà il sostegno all’Ucraina e la condanna per gli attacchi di Israele a Unifil in Libano, dove c’è un contingente italiano. Le opposizioni si muoveranno in ordine sparso, con Pd e M5s pronte ad attaccare sui migranti e le strutture costate molti milioni di euro
Nel momento cruciale del conflitto in Medio Oriente e il protrarsi di quello in Ucraina, Giorgia Meloni torna in parlamento per le comunicazioni che precedono il Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre. L’elenco delle questioni all’ordine del giorno del summit di Bruxelles è lungo e variegato – Ucraina e Israele, ma anche competitività, migrazioni e cambiamenti climatici – e la premier dovrà illustrare la posizione italiana, gestendo il fuoco di fila delle opposizioni, decise ad approfittare di quello che è diventato ormai uno dei rari momenti di interlocuzione diretta con il vertice dell’Esecutivo.
Meloni, dal canto suo, è chiamata a rendere conto del cambio di atteggiamento assunto nei confronti dell’apertura del fronte di guerra in Libano da parte di Israele e ribadirà l’inaccettabilità dell’attacco subito da Unifil e la necessità che la sicurezza dei soldati sia garantita. Dal vertice Med9 di Cipro, infatti, l’Italia insieme a Francia e Spagna ha pubblicato una dichiarazione congiunta di «sdegno e condanna» per gli attacchi «ingiustificabili» di Tel Aviv ai caschi blu dell’Onu in Libano, chiedendone la cessazione «immediata».
Meloni ha inoltre sottolineato la necessità di «rafforzare le forze armate in Libano» e anche questo verrà ribadito in parlamento. Ieri il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha firmato con gli omologhi di Francia, Germania e Gran Bretagna una dichiarazione in cui si chiede «garanzia per la sicurezza del personale di Unifil e per permettere a Unifil di continuare a condurre il suo mandato».
In campo ci sarebbe anche l’ipotesi che il governo italiano cambi la missione libanese da peace keeping a peace enforcement, ma da chi lavora al dossier non ci sono conferme certe. Conferma arriva invece su un imminente viaggio di Meloni in Medio Oriente, subito dopo il consiglio europeo.
Sull’Ucraina, invece, Meloni ribadirà quanto già detto al presidente Volodymyr Zelensky, che era a Roma la scorsa settimana: il sostegno dell'Italia a 360 gradi e «fino a quando ce ne sarà bisogno» e la legittimità della difesa ucraina, con un ruolo italiano nella futura ricostruzione del paese, già annunciato in vista della Ukraine Recovery Conference del 2025 a Roma.
Se sul fronte internazionale la linea del governo è chiara, i punti dolenti della relazione in parlamento riguarderanno la competitività e le migrazioni. Sul fronte della competitività, i leader europei discuteranno delle priorità per ridurre le dipendenze in settori strategici, con un nuovo patto per la competitività che porta un marchio molto italiano – ma poco meloniano – visto che i documenti da cui originerà il dibattito sono la relazione "Much more than a market" di Enrico Letta e quella sul futuro della competitività europea di Mario Draghi.
Meloni, intanto, punta ad arrivare a Bruxelles con i primi migranti egiziani e bengalesi – secondo il ministero dell’Interno provenienti da paesi di origine sicuri - già trasferiti nelle nuove strutture di trattenimento aperte in Albania, grazie al protocollo firmato con l’omologo albanese Edi Rama.
Opposizioni in ordine sparso
Proprio la questione delle migrazioni sarà l’oggetto degli attacchi almeno di una parte dell’opposizione, che tuttavia si muoverà in ordine sparso e probabilmente con diverse mozioni. «Incalzeremo la presidente del Consiglio sulla manovra per dirle, ad esempio, che il miliardo speso per i centri in Albania poteva essere speso per mettere più risorse sulla sanità», ha commentato il capogruppo del Pd in Senato, Francesco Boccia.
Su questo si potrebbe trovare una sponda con il Movimento 5 Stelle, che in parlamento ha attaccato «l’operazione Albania» con il deputato Alfonso Colucci, parlando di «gestione del fenomeno migratorio irragionevole, illegittima, vana e fallimentare oltre che un colpo ferale assestato alle finanze pubbliche» anche alla luce della ridefinizione da parte di una sentenza Cedu della qualificazione dei paesi sicuri.
Preparata ad un attacco su questo, Meloni sarebbe pronta a rispondere a tono, come del resto ha già fatto qualche giorno fa pubblicamente su X, rispondendo alla Sea Watch che contestava la spesa per il cpr in Albania: «Che scandalo! Un governo che - con un mandato chiaro ricevuto dai cittadini - lavora per difendere i confini».
Invece, la sinistra di Avs punterà sul fronte internazionale, incalzando su questo Meloni: «Deve richiamare immediatamente il nostro ambasciatore in Israele e proporre al Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre l'applicazione di sanzioni contro Israele, fermare l'esportazione di armi e riconoscere lo stato di Palestina».
Il consiglio straordinario di ottobre, tuttavia, rimane un momento di passaggio per la nuova Commissione Ue, che non ha ancora insediato i suoi commissari e dunque deve ancora entrare nel vivo delle future mosse sia diplomatiche sui fronti di guerra che politiche, sul versante economico.
La giornata di Meloni, tuttavia, non finirà con le relazioni al parlamento. In serata è in programma anche un consiglio dei ministri dall’ordine del giorno pesante in vista della manovra di bilancio: non solo l’informativa sul Documento programmatico di bilancio, ma anche la manovra con Dl fiscale e lo schema di disegno di legge di Bilancio. Materia incandescente, dopo le schermaglie dentro la maggioranza, con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti accerchiato dai colleghi refrattari ai tagli ai loro dicasteri.
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