In Liguria si vota la prossima settimana. Il candidato del centrosinistra è stato ministro della giustizia e giudica inconcepibile il giudizio del Guardasigilli sui magistrati. E sul suo avversario: «Ha un’impostazione oscurantista sulle questioni che riguardano le libertà e i diritti civili. Uno che ritiene che le donne che fanno figli contribuiscono al successo della società, e quelle che non li fanno no, svela una qualche simpatia per forme di polizia morale»
Siamo alle ultime battute della campagna elettorale in Liguria, si vota domenica e lunedì prossimi, ma il candidato presidente del centrosinistra Andrea Orlando è stato ministro della Giustizia, ed è inevitabile che si parta da quel «abnorme», il giudizio del ministro Nordio sulla sentenza dei giudici che ha annullato il trattenimento di 12 persone nei Cpr in Albania. «È inconcepibile», per Orlando. «Non si capisce come un Guardasigilli, che ha potere di intervento disciplinare sui magistrati, possa esprimere un giudizio complessivo su un ordine che per definizione non si comporta in modo omogeneo. Ignora il principio della separazione dei poteri. Siamo oltre la violazione della Costituzione, siamo alla smentita di Montesquieu».
La premier annuncia un decreto per porre “rimedio” a quella sentenza. Che può esserci scritto?
Non ho abbastanza fantasia per pensarlo, perché siamo di fronte a regole internazionali chiare, che impongono ai paesi una condotta, e i magistrati si rimettono a quelle regole che peraltro la nostra Costituzione rende vigenti in automatico. Pensare che la decisione dei magistrati possa essere “rimediata” da un qualche espediente peggiora il giudizio: il buco è grave, la toppa rischia di essere peggio, qualunque sia.
Anche la corsa al voto ligure della destra è iniziata con gli attacchi alla magistratura per il caso Toti. Poi Toti ha patteggiato.
È un film che abbiamo visto, l'obiettivo è sempre la delegittimazione della funzione della magistratura. Come si è visto, non c'era nessun complotto politico e nessun disegno sovversivo. C'erano fatti su cui la magistratura indagava da tempo, che hanno costretto Toti ad un patteggiamento. Oggi il copione va anche oltre il canovaccio di Berlusconi che comunque provava a modificare le regole a suo favore cercando di restare, più o meno, nel quadro costituzionale. Oggi viene messo in discussione il bilanciamento fra poteri dello Stato. E questo colloca la destra definitivamente fuori da qualunque orizzonte liberale, alle cui radici c'è la separazione dei poteri.
Dimissioni conseguenti a un arresto, difesa della magistratura: la tentazione di fare una campagna giustizialista è stata resistibile?
Sì, perché a me interessa l’aspetto politico che disvela l’inchiesta, se possibile più grave di quello penale: un metodo che ha portato a una deriva oligarchica nel governo regionale.
Allora che significa accusare Bucci di essere reticente sulle mafie?
Dall’inizio gli chiedo di prendere le distanze dai fenomeni che sono emersi anche dalla vicenda giudiziaria, cioè del voto di scambio politico-mafioso. Bucci ha candidato un indagato per voto di scambio politico, lui stesso ha assistito a conversazioni nelle quali si discuteva di andare a prendere i voti al clan dei Riesini. La Dia e la Procura nazionale antimafia parlano da anni di infiltrazioni criminali nell’economia legale. È lecito chiedere una parola?
Fa una campagna contro Bucci o contro Toti?
Bucci è la continuità di Toti, ma con un'accentuazione ulteriore di una impostazione oscurantista sulle questioni che riguardano le libertà e i diritti civili. Uno che ritiene che le donne che fanno figli contribuiscono al successo della società, e quelle che non li fanno no, svela una qualche simpatia per forme di polizia morale, che in Toti non erano presenti.
Bucci ce l’aveva con lei, cioè anche con gli uomini senza figli.
Sì, quella frase era rivolta a me. Senza porsi il problema di quale siano le ragioni per cui non ho figli, non conosce la mia vita, non sa se ci siano stati tentativi di farli. Ma colpendo me colpisce tutte le persone, uomini e donne, che un figlio non lo possono avere, per ragioni biologiche o per ostacoli di carattere sociale o per scelte personali che nessuno ha il diritto di sindacare. Ripeto: polizia morale.
Lei ha subìto attacchi personali, ma anche Bucci lamenta che la sinistra sottolinea la sua malattia.
Nessun candidato dello schieramento della sinistra lo ha mai fatto. Lo trattiamo con grande rispetto. È stato Nicola Morra a sollevare la questione, non so se è ascrivibile alla sinistra, non credo che neanche lui lo voglia.
La sanità ligure in questi giorni si è aggiudicata il record negativo.
La destra prova a dire che i problemi risalgono al passato. Ma Toti ha governato per quasi due mandati. E oggi la sanità Ligure è la peggiore del centro-nord, con performance imbarazzanti su liste di attesa, migrazione sanitaria, mancati obiettivi del Pnrr, vuoti negli organici, debito: oltre 200 milioni di euro, che per una regione piccola come la nostra è un record. Un’analisi dell’Università Bocconi dice che la Liguria è la regione in cui i cittadini spendono di tasca loro di più per curarsi di tutta Italia, in media 900 euro l’anno. In tutto questo non c’è nessun tipo di ravvedimento: Bucci candida capolista della sua civica l’assessore alla sanità uscente.
Bucci l’accusa di non poter fare le opere pubbliche, causa M5s.
Non è vero, infatti ormai ha abbandonato questo argomento, perché nel nostro programma tutte le opere finanziate e progettate sono confermate. Parlano di opere senza essere riusciti a realizzarle, in nove anni: dallo scolmatore alla Gronda, alla ferrovia alla diga. Ognuna è stata o una brutta figura o un’occasione persa. Per non parlare dei trasporti: la Liguria oggi ha meno treni, meno aerei, e un trasporto pubblico locale sull'orlo del collasso, con le stesse infrastrutture di dieci anni fa.
Le tensioni romane fra Pd e M5s si sono riflesse sulla coalizione ligure?
Sì, fino al momento della formazione della coalizione. Da lì in poi la coalizione ha mantenuto una grande coesione e un grande ritmo. Abbiamo costruito un’esperienza fondata nella dimensione ligure.
Ma il voto ha valenza nazionale.
Non mi sfugge, ma il nostro progetto nasce dai bisogni e dalle domande dei liguri. E oggi abbiamo la coalizione più larga dal 2010.
Lunedì (oggi, ndr) ci sarà Calenda accanto a lei. Ci sarà anche venerdì, alla chiusura della campagna?
Credo di sì, sicuramente ci sarà Azione. Vedremo quali saranno i leader presenti e in che forma. Ma nessuno ha annunciato defezioni.
Venerdì i leader della destra saranno insieme in una piazza. E diranno che loro sono uniti e voi no.
Noi saremo in una piazza, loro ancora una volta un luogo chiuso. Come sempre in questa campagna, Bucci non ha mai accettato il confronto né con me né con le piazze. Noi invece abbiamo fatto diventare le piazze il centro della campagna elettorale, anche quando pioveva. Guardi, quello che diranno lo ha già detto Toti in un’intervista: chi vuole continuare con la mia amministrazione voterà Bucci, chi vuole cambiare vota Orlando. Siamo alla proposta di un terzo mandato. I liguri dovranno scegliere se continuare a vivere in una regione governata nell’interesse di pochi ricchi privilegiati, oppure nell’interesse di tutti, a partire dai più deboli.
Renzi però dice che Bucci è stato un bravo sindaco.
Se Renzi venisse a Genova scoprirebbe che Bucci gode di un’immagine migliore rispetto alle condizioni della città.
Bucci è un moderato, è stato candidato per pescare nel mondo moderato. Lei è un laburista, un leader della sinistra. Perché i moderati dovrebbero votarla?
Intanto voglio dire che nelle mie liste ci sono molti esponenti del mondo moderato e cattolico, delle professioni e delle imprese. Ma ormai i moderati hanno scoperto che Bucci non è un moderato, ed è sostenuto da Bandecchi e da Vannacci. Le rispondo: perché sono una persona in grado di ascoltare e di confrontarmi con tutti, e ho grande rispetto delle istituzioni.
Oltre il 50 per cento dei liguri forse non voterà. Lo percepisce?
Sento una disillusione che non si recupera in una tornata elettorale, ma sento anche un clima di disponibilità al confronto del quale dobbiamo approfittare. Io, scherzando, ai comizi chiedo a tutti di adottare un astensionista.
Lei è stato più volte ministro, ha un ruolo nazionale nel suo partito. Chi gliel’ha fatto fare, perché ha scelto di consacrarsi a una campagna dall’esito non sicuro?
Non mi sono autoproposto. In tutte le tornate, dal 2015 a oggi, mi è stato chiesto di correre da presidente. E a queste ultime elezioni ho detto che se si riteneva la soluzione migliore, io c’ero. A fronte del disastro che ha fatto la destra, mi sembrava un dovere restituire qualcosa alla mia terra in termini di esperienza e di relazioni, un modo di pagare un debito con un territorio a cui devo molto
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