«Non c’è nessun caso Giuli, è ampiamente sopravvalutato il legittimo chiacchiericcio mediatico», dice al termine della presentazione della rivista della Biennale di Venezia, Alessandro Giuli. La voce sempre più forte di un rapporto già logoro tra il ministro della Cultura e il partito di maggioranza è, per il diretto interessato, una sciocchezza.

«Mi sento sostenuto dalla maggioranza. Lo testimoniano le dichiarazioni e i miei rapporti quotidiani con il governo e con il partito di maggioranza. C’è un rapporto di concordia e di volontà di andare avanti, con forza, condivisione e serenità».

Serenità completa, quindi, ma è un rito. La resa dei conti interna è appena cominciata. Dalle chat di Fratelli d’Italia i malumori scivolano fino alle pagine dei quotidiani, e poi l’intervista della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con il direttore de Il Tempo, Tommaso Cerno, in cui lei stessa ha ammesso: «Mi dissero che c’era nervosismo. Risposi dicendo: parlatene col ministro». Le dimissioni del capo gabinetto del Mic Francesco Spano non chiudono la vicenda né rasserenano gli animi.

La puntata di Report

A tenere all’erta il governo, in bilico sul buio, ci ha pensato il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, che, ospite a Un giorno da pecora, rispondendo alla domanda se avesse o meno fatto vedere alla Rai i servizi che andranno in onda nella puntata di domenica, ha detto: «I servizi come prassi vengono fatti vedere sempre, e ci mancherebbe altro, alla direzione quando io li ho visti, sennò io che ci sto a fare. Siccome quest’anno siamo partiti in ritardo, non per colpa mia, tutta la roba arriva all’ultimo momento. Quello di Mottola (sul Mic, ndr) arriverà credo in giornata chiuso. Ovviamente so i contenuti».

E proprio sui contenuti aggiunge: «Questa vicenda delle dimissioni è una piccola parte di quello che diremo domenica. C’è un altro caso che riguarda il ministro Giuli».

Dentro e fuori FdI

Il mondo fuori e quello dentro Fratelli d’Italia riflettono umori opposti. Da fuori, tramite dichiarazioni pubbliche, si costruisce un cordone di solidarietà per il neo ministro. In prima linea il responsabile Cultura e innovazione di FdI, Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera, che smentisce seccamente quanto accaduto il giorno delle dimissioni di Spano in Transatlantico a Montecitorio dove – come riportato dalla stampa e confermato da fonti parlamentari – avrebbe avuto un duro scontro verbale con Antonella Giuli, sorella del ministro e componente dell’ufficio stampa della Camera.

Al centro dell’alterco i giudizi negativi sull’operato di Giuli espressi dallo stesso Mollicone: «Ho sempre difeso pubblicamente il ministro e continuerò a farlo. Il governo e il parlamento devono essere giudicati sul merito delle politiche e dei provvedimenti, non sulle dicerie dell’untore. Sciascia sarebbe d’accordo». Fine della polemica.

Anche Giovanbattista Fazzolari, potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio e braccio destro di Giorgia Meloni, indicato da alcuni quotidiani come il protagonista di un durissimo conflitto con Giuli, smentisce: «Non c’è nessuno scontro tra me e il ministro. Notizia falsa e pateticamente inventata. Ci conosciamo da più di trent’anni anni, è una persona che stimo e della quale apprezzo la grande professionalità».

Mentre il coordinatore della direzione nazionale del partito, Edmondo Cirielli, chiede a Giuli di continuare: «Fa bene a non cambiare la sua linea e farsi mettere sotto pressione da una certa informazione al servizio organico della sinistra».

In realtà, a «mettere sotto pressione» il titolare del dicastero della Cultura sono le chat che raggruppano sia dirigenti di Fratelli di Italia sia esponenti dell’associazione anti diritti Pro-Vita. «Ci ha definiti fanatici religiosi per esserci opposti a Spano. Non può restare». «È un massone», scrivono.

Il gruppo anti-scelta, dopo aver preteso pubblicamente, tramite un comunicato stampa e card social, le scuse da parte di Giuli, ribolle e presenta il conto ai suoi politici di riferimento (tra questi Isabella Rauti, Eugenia Roccella, Lavinia Mennunni, ma soprattutto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, punto di riferimento del mondo pro-life).

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