Il sindacalista: «Cancellare l’Autonomia differenziata è una difesa degli interessi dei lavoratori. Se Sbarra invece pensa sia un bene, lo spieghi. E spieghi che fine faranno i contratti nazionali»
L’ex segretario della Cisl Savino Pezzotta, 80 anni compiuti, ha lasciato la politica attiva, non l’impegno sociale. Cattolico, allievo di Pierre Carniti, dopo il sindacato è stato un convinto costruttore di “centri” – è stato anche deputato dell’Udc –; oggi presiede l’associazione «Prendere parola», composta da sindacalisti critici che vogliono rinnovare il pensiero sindacale.
A loro nome parla, quando spiega perché ha firmato il referendum contro l’autonomia differenziata. «Ho firmato. Appena ho potuto. Sono andato alla Cgil di Bergamo, la mia città». Anche se la sua organizzazione, la Cisl, ha detto no al quesito. Intanto ieri le firme, fra online e moduli cartacei, sono arrivate a quota 500mila, cioè il numero necessario a chiedere il referendum.
Un ex segretario della Cisl che firma alla sede della Cgil. Perché?
Un ex segretario della Cisl che fa il suo dovere di cittadino, di innamorato della Costituzione, di difensore dell’unità del Paese, e quindi va dove può.
L'autonomia differenziata rompe davvero l’unità del paese?
Lo dice la parola “differenziata”. Hanno in mente un paese di tante autonomie che si differenziano l’una dall’altra. E io vorrei evitare al ministro Calderoli, mio conterraneo, di fare la seconda porcata. La prima, per sua ammissione, è stata la sua legge elettorale.
Lei, uomo del Nord, non crede che l'autonomia favorisca il Nord?
Io sono un uomo del Nord, e anche un federalista, ma questa legge non ha lo spirito del federalismo. La legge Calderoli tradisce l’idea stessa dell’autonomia regionale, che è federale, e tutti gli stati federali che conosciamo, cominciando dagli Stati uniti d’America, hanno usato il federalismo per fare l’unità.
Il Nord se ne sta accorgendo?
Sembra di sì, se guardiamo al successo della raccolta di firme. Il Nord non può fare a meno delle regioni del Sud, non ci sarebbe progresso per nessuno. Quanto a me, da sindacalista, non hanno ancora spiegato che fine farà la contrattazione nazionale. I contratti nazionali di lavoro sono un elemento di uguaglianza e solidarietà. Ogni regione si farà i suoi contrattini, così indebolendo tutto il sistema della protezione?
Lei è un uomo di "centro". Da Tajani al presidente Occhiuto, in molti si smarcano dal ddl Calderoli. Che succede in quell'area?
Non lo so, ho lasciato la politica da tempo. Per me essere centrista era impedire l’esondazione della destra berlusconiana verso il mio mondo. Oggi, dopo la crisi del 2008, dopo il Covid, non c'è più bisogno di un “centro moderato”, ma di una capacità politica di tenere insieme le diversità.
Perché Fdi, che ha il culto della “Nazione”, ha ceduto alla Lega?
Una scelta di convenienza, di potere. Al contrario di quello che racconta, la destra non è un'alleanza programmatica, ma di potere, si divide le cose a secondo di come conviene. Ma non funzionerà. Gli italiani si accorgeranno presto dei voltafaccia continui della presidente del Consiglio, che passa dal no alla Via della Seta al sì alla Via della Seta. O sbagliava prima, o sbaglia adesso.
C’è un rigurgito fascista in Fdi?
La fiamma nel simbolo è un richiamo non tanto al fascismo ma alla Repubblica di Salò. E io sono figlio di un militare che a 29 anni è morto in un campo di concentramento per aver rifiutato di aderire alla Rsi. Mio padre era uno degli Imi, Internati militari italiani. Fdi, se anche non promuove certe nostalgie, le copre.
Gli attacchi all’informazione invece Giorgia Meloni li promuove.
È nella sua natura che, sotto sotto, mantiene elementi di quella provenienza. Cercare di contenere la libertà di stampa non è da statista, il capo del governo deve rappresentare tutti gli italiani. Lei invece continua a rappresentare una parte, e così crea una frattura fra cittadini. Sbaglia, e soprattutto non fa l’interesse del nostro paese.
La Cisl non aderisce al referendum. Anche se il segretario Sbarra è uomo della Calabria, una delle regioni più insofferenti all’autonomia.
Non capisco perché la Cisl diserti questo impegno. Le poche spiegazioni fornite non convincono. Mi si dice “è inutile”. È inutile prevenire un disastro? No, è una diserzione dai problemi che i lavoratori possono trovarsi di fronte.
Forse la Cisl non vuole schierarsi con le sinistre?
Io rivendico al sindacato la sua autonomia, che non significa neutralità. L’autonomia non ti esime dallo schierarti per gli interessi che rappresenti. Oggi abrogare questa legge è fare gli interessi dei lavoratori. Se invece Sbarra ritiene che l’autonomia sia un bene per i lavoratori, lo spieghi.
O forse la Cisl non vuole schierarsi contro il governo?
O sottovaluta il pericolo. Sarebbe altrettanto grave.
I vescovi sono preoccupati per il ddl Calderoli. E anche Confindustria.
Le preoccupazioni dei vescovi sono le mie, uguaglianza e solidarietà sono i principi che ispirano anche un sindacato, come diceva Carniti. Gli industriali capiscono che lo Stato oggi deve fare interventi diretti in economia, e senza uno Stato forte, con capacità di interventi decisivi, l’Italia non può reggere in Europa né in un mondo che tende alle grandi aggregazioni, non alle piccole patrie. Essere marginali significa far pagare l’Italia, e gli italiani più deboli.
Crede che al referendum andranno a votare in 25 milioni di italiani?
Dobbiamo portarceli. La sfida è importante. Gli italiani devono metterci una croce, o devono sapere bene qual è la croce che poi dovranno portarsi sulle spalle.
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