L’autorevole giurista, autore di un volume molto apprezzato a destra in cui rivelava gli orientamenti politici dietro le sentenze della Corte Costituzionale, spezza una lancia in favore dei magistrati
A proposito delle polemiche che infuriano sui giudici italiani “comunisti”, a spezzare una lancia in loro favore è inopinatamente il prof. Nicolò Zanon nella sede più improbabile.
L’autorevole giurista, già membro, eletto in parlamento, della Consulta, nientemeno che con un editoriale su La Verità smantella una delle più ricorrenti mistificazioni diffuse dallo stesso giornale e dagli opinionisti retequattristi di riferimento del governo.
Come noto uno dei punti più controversi era se le decisioni dei tribunali Italiani fossero legittimate o meno da una sentenza della Corte europea di giustizia o fossero frutto di una interpretazione arbitraria, pretestuosa e prettamente politica delle “toghe rosse”.
Scrive testualmente Zanon parlando della nota questione dei trattenimenti albanesi per i provenienti dai “paesi sicuri” che «la scelta più dirompente compiuta dai giudici del Lussemburgo (la Corte di giustizia europea) consiste nell’attribuzione ai giudici nazionali (tutti, non solo quelli italiani) del potere di controllare e rovesciare! (ohibò, signora mia dove andremo a finire) le scelte della politica nazionale quanto alla designazione dei paesi di provenienza degli immigrati come paesi sicuri».
Orbene, mesi di fandonie sparse sulla falsificazione del significato della sentenza europea operata dai giudici comunisti dei tribunali dell’immigrazione che riguarderebbe secondo la dottrina Bocchino Belpietro Porro e c. solo la Moldavia vengono spazzati via.
Il prof. Zanon, autore di un volume molto apprezzato a destra in cui rivelava gli orientamenti politici dietro le sentenze della Corte Costituzionale, ha dunque certificato che i giudici italiani, sabotatori del governo Meloni, hanno applicato ed interpretata correttamente una sentenza di un organismo giurisdizionale europeo (la quale va obbligatoriamente eseguita secondo la stessa Costituzione italiana) che consente loro di valutare in autonomia la tutela dei diritti fondamentali degli immigrati nei loro paesi di provenienza.
Udite, udite, l’illustre autore conferma che quello dei giudici è «un potere che può essere esercitato a prescindere dalla circostanza che l’elenco sia contenuto in un decreto ministeriale oppure come è stato di recente in un decreto legge»!
Il medesimo prof. Zanon esprimendo poi una presa di posizione politica di cui nessuno giustamente si scandalizza auspica che si metta mano a una direttiva europea che indichi con precisione il concetto e i criteri di individuazione dei paesi sicuri.
Magari ci permettiamo di osservare sommessamente che resterebbe comunque insuperabile il principio che i diritti vanno garantiti comunque in contraddittorio davanti ad un giudice indipendente ed in modo effettivo, cioè garantendo una tutela concreta posti sia dalla Convenzione europea dei diritti umani che dal Trattato dell’Unione Europea, ma diciamo che possiamo accontentarci.
Ci accontentiamo che un illustre tecnico del diritto, che ancorché vicino alla destra nazionale, sa di cosa parla dica che ci sono sentenze di giudici sovranazionali che vanno applicate.
Non è poco: il tema può trasportarsi anche sulla recente pronuncia della Corte penale internazionale che ha disposto l’arresto dei vertici del governo israeliano.
Si possono discutere e criticare le sentenze delle Corti internazionali, ci mancherebbe, contrastarle nelle apposite sedi di giurisdizione, ma (e mi stupisce che gli amici garantisti de Il Foglio non lo colgano) non si può negare la loro legittimità e la necessità che un “giudice a Berlino” come a L’Aia a Strasburgo e financo a Roma e Bologna vi sia. A tutela dei diritti di tutti e mai come oggi necessario.
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