Da quando è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina è stato il secondo protagonista – per l’importanza del ruolo ricoperto, per carisma, per la quantità di volte in cui è apparso pubblicamente e per i suoi sforzi diplomatici per garantire al suo paese il sostegno dei governi occidentali – della resistenza di Kiev, al fianco del presidente Volodymyr Zelensky

Ma ora il governo ucraino sta andando incontro a una rivoluzione, con un grande rimpasto che secondo il portavoce di Zelensky coinvolgerà «oltre il 50 per cento» dei membri dell’esecutivo (e che già martedì 3 settembre ha portato alle dimissioni di tre ministri). Un rimpasto da cui non è uscito indenne neanche un simbolo come lui: il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, infatti, ha lasciato l’incarico nella mattina di mercoledì 4 settembre con una lettera recapitata alla Verkhovna Rada, il parlamento monocamerale di Kiev.

Il passo indietro dovrà essere ufficializzato con un voto del parlamento di Kiev: la sessione è stata rinviata però a giovedì 5 settembre.

Secondo quanto scrive l’agenzia Bloomberg, Kuleba potrebbe ora «concentrarsi sul rafforzamento delle relazioni dell'Ucraina con la Nato», mentre la testata Rbc Ucraina riporta che l'ex capo della diplomazia di Kiev potrebbe diventare ambasciatore a Bruxelles, dove oltre all'ambasciata ucraina presso l'Ue e la Nato c’è anche la sede della missione diplomatica ucraina in Belgio e in Lussemburgo.

Il più giovane ministro degli esteri

Kuleba, 43 anni, è stato il più giovane ministro degli Esteri nella storia dell’Ucraina. Nato nel 1981 a Sumy, nel nord-est del paese a pochi chilometri dal confine con la Russia, ha iniziato a soli 22 anni la carriera all’interno del ministero degli Esteri. Laureato all’Istituto di Relazioni internazionali di Kiev nel 2005, ha ricevuto anche un dottorato in legge.

La carriera diplomatica è anche un’eredità del padre, Ivan Kuleba, che tra il 2003 e il 2004 è stato viceministro degli Affari esteri in Ucraina: il figlio lavorava nello stesso gabinetto.

Kuleba è stato al ministero fino al 2013, dove si è occupato prima della missione permanente dell’Ucraina nell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) e poi di curare l’immagine del paese all’estero e le relazioni con le organizzazioni internazionali, in particolar modo con gli Stati Uniti.

Nel 2013, quando le divergenze con il presidente Viktor Janukovič, dichiaratamente filorusso, hanno iniziato a farsi più pesanti, si è ritirato da ogni incarico pubblico ed è entrato nel board della fondazione Uart per la cultura della diplomazia. Ha preso anche parte ai movimenti di piazza Euromaidan, che hanno segnato la fine del governo del presidente e un nuovo corso per l’Ucraina, più vicino all’Unione europea e alla Nato. 

Dopo la formazione del nuovo governo, nel 2014, guidato da Yulia Tymoshenko, anch’essa parte dei movimenti di piazza Euromaidan, Kuleba è tornato al ministero degli Affari esteri in qualità di ambasciatore straordinario/speciale.

A partire dal 2016 ha assunto l’incarico di rappresentante permanente dell'Ucraina presso il Consiglio d’Europa, e l’anno successivo è diventato viceministro degli Affari esteri. Nel marzo 2020, dopo la caduta del governo in seguito alle dimissioni di Hončaruk, Kuleba è stato nominato ministro degli Affari esteri.

Dopo l’invasione russa in Ucraina, nei negoziati di pace del febbraio-marzo 2022 è stato il diretto interlocutore del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov: in quell’occasione le trattative si sono concluse senza risultati significativi.

Il gradimento interno

Secondo Nona Mikhelidze, ricercatrice presso l’Istituto di affari internazionali (Iai), il mandato di Kuleba ha sempre avuto un buon livello di consenso nell’opinione pubblica ucraina: «Se si guarda ai sondaggi interni al governo si vede che è tra i preferiti». A Kuleba sono intestate le conquiste ottenute nell’ambito degli aiuti internazionali nel corso degli ultimi quattro anni. Per la ricercatrice, la stima di cui gode è dovuta al fatto che «è riuscito a promuovere una narrativa per mobilitare il sostegno a livello internazionale, non solo in termini di quantità di armi, ma anche di qualità».

Kuleba, infatti, ha saputo mantenere ottime relazioni con i leader internazionali poiché, come osserva Mikhelidze, «ha saputo trovare il giusto equilibrio senza esasperare. Una posizione difficile per l’Ucraina che deve da un lato mostrarsi grata verso l’Occidente, ma dall’altro non ha mai abbastanza arsenale per contrastare attacco russo».

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