Arrivano da ogni angolo con un unico obiettivo: spingere Harris alla Casa Bianca. «Andiamo casa per casa, più persone sono coinvolte, più è sana la democrazia»
Arrivano da ogni angolo della costa est con un unico obiettivo: fare di tutto perché Kamala Harris diventi la prossima presidente degli Stati Uniti.
Quattro pullman solo da New York carichi di volontari, perché ogni voto guadagnato in Pennsylvania è un voto che avvicina la candidata democratica allo studio ovale. Il futuro degli Stati Uniti si decide anche nelle strade di Allentown che con i suoi 125mila abitanti, terza città più popolosa dello Stato, rappresenta uno spaccato di una società il cui voto non è più scontato come era una volta.
Qui vive una grande comunità latina: oltre il 50 per cento della popolazione, per questo i volontari che vanno casa per casa a chiedere di sostenere Harris hanno anche manifesti scritti in spagnolo.
Casa per casa
«Vogliamo spingere la gente a votare perché siamo fortemente convinti che un’affluenza elevata coincide con un buon risultato per noi», dice Lori McFarland presidente del Partito democratico nella contea di Lehigh.
Per questo motivo hanno iniziato a organizzare la campagna porta a porta già a giugno quando in corsa per l’elezione c’era ancora Joe Biden. L’avvicendamento, secondo Lori McFarland, ha dato nuova linfa ai sostenitori democratici e ha spinto molti a scendere in campo in prima persona per realizzare il sogno di avere una donna alla guida del Paese.
L’organizzazione della campagna casa per casa è maniacale. Tutti i volontari si trovano in un locale affittato dal partito per ricevere le istruzioni e i dépliant da consegnare alle famiglie, poi si parte in squadre da due con lo scopo di convincere a votare quante più persone possibili. I volontari hanno sul proprio telefono un’app che segnala quali sono le case assegnate dove passare e con il numero e i nomi dei residenti.
Caccia agli indecisi
«Non è una pesca con la dinamite, ma una situazione studiata e consolidata in anni e anni d’esperienza», spiega Lori McFarland, «nella lista non sono presenti gli elettori che hanno già votato per mail e quelli registrati come repubblicani che hanno partecipato alle primarie». Gli obiettivi sono tutti gli elettori iscritti nelle liste elettorali come democratici o indipendenti ma anche alcuni repubblicani che potrebbero decidere di supportare Kamala Harris e non Donald Trump.
Le zone cruciali dove è alta la concentrazione degli indecisi sono i sobborghi di Allentown: aree residenziali con case unifamiliari abitate da persone di medio-alto reddito. Nell’attraversare questi quartieri non è raro trovare nei giardini i cartelli in sostegno a uno dei due candidati alla presidenza. Queste villette vengono tralasciate dal volantinaggio perché i proprietari hanno già fatto la loro scelta e andare a bussare sarebbe un’inutile perdita di tempo e risorse.
Il lavoro dei volontari è tosto: non tutti i residenti li accolgono. C’è chi quando sente suonare il campanello e vede alla sua porta due persone con la maglietta di Kamala Harris e la scritta «Quando combattiamo vinciamo» si barrica in casa e finge di non esserci, e chi invece dice di aver già votato per scacciarli. Ma i volontari non si scoraggiano, cancellano l’abitazione dalla lista e riportano brevemente com’è andata.
Ben diverso invece il caso dei sostenitori democratici che sono felici di scambiare due parole con i porta a porta. Questi può capitare che rifiutino anche i volantini perché fanno vedere con orgoglio di averli già. Il vero obiettivo sono però gli indecisi e chi non vota. Con loro i volontari cercano di instaurare una conversazione e spiegare perché è importante andare a votare, meglio poi se per Harris.
Tra le persone che sono arrivate ad Allentown per aiutare durante il periodo delle elezioni c’è anche Sarah von der Lippe, avvocata di Washington. Per lei si tratta di una passione, che però vive come un dovere civico: «Andare nelle case della gente a chiedere il loro voto è una forma di rispetto, e più persone sono coinvolte, più è sana la nostra democrazia», afferma.
Sarah von der Lippe ha una lunga tradizione di volontariato porta a porta e ricorda: «La prima volta è stata nel 1972, avevo solo nove anni e accompagnavo mia madre dai vicini per chiedere il loro sostegno a George McGovern contro Richard Nixon. Lui perse di brutto, ma l’unico Stato dove riuscì a vincere fu il Massachusetts dove vivevamo».
«Sono come un esercito che impugna manifesti e non armi», sostiene Lori McFarland, «solo oggi sono più di 500, ma il numero varia a seconda di quanti pullman riusciamo a far venire dagli Stati vicini». Un’organizzazione così capillare di questa portata necessita anche di un sostegno economico non indifferente. Una fetta significativa dei soldi arriva dal partito, sia a livello statale che federale, ma sono di vitale importanza le donazioni dei singoli privati.
«I nostri maggiori finanziatori vivono qui ad Allentown, è grazie a loro che tutto questo è possibile», dice Fadia Halma che si occupa della gestione delle donazioni per i democratici della contea di Lehigh. «Abbiamo anche dei sostenitori che vivono in altre parti degli Stati Uniti.
In particolare, c’è una persona nel Texas che ogni settimana devolve una somma importante perché sa che è qui che si gioca la partita per la presidenza», racconta Fadia Halma con fierezza, e aggiunge: «Proprio perché è una sfida all’ultimo voto abbiamo sempre bisogno di soldi».
I timori di nuove tensioni
A volte però il confronto politico rischia di trasformarsi anche in scontro fisico: «Qualche settimana fa durante un volantinaggio porta a porta», racconta Lori McFarland, «un sostenitore di Trump è intervenuto strappando i cartelli a sostegno di Harris da un giardino e invitando i volontari ad andarsene dalla zona. Ovviamente si trattava di un pazzo, ma è chiaro che l’esempio dato da Trump durante l’assalto al Campidoglio ha peggiorato le cose».
Sono molti, all’interno del Partito democratico della contea di Lehigh, a temere che il tycoon qualora perdesse non riconosca l’esito del voto, ma Lori McFarland è certa: «Questa volta siamo preparati: nel 2020 eravamo ciechi, oggi però sappiamo cosa aspettarci, per questo i nostri volontari il 5 novembre saranno ai seggi per assicurarsi che nessuno tenti di interferire con il voto».
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