La campagna presidenziale 2024 è un buon esempio di come le gaffe e i discorsi di persone che si lasciano andare a ruota libera e che in alcuni casi sono un po’ avanti con l’età possano rivelarsi disastrosi. Gli ultimi sono stati giorni di gaffe e parole in libertà che non hanno giovato né a Kamala Harris né a Donald Trump.

Gaffe e parole in libertà

Il candidato repubblicano ha infatti infilato l’ennesima frase a sproposito durante un comizio in Wisconsin, spiegando che da presidente «proteggerà le donne, che questo piaccia loro o no». Sul palco Trump portava un giacchetto da addetto alla nettezza urbana per richiamare la frase a sproposito detta da Biden sugli elettori repubblicani che sarebbero «spazzatura» – Harris ha chiesto a Biden di non fare campagna elettorale per lei, sta cercando moderatamente di prendere le distanze.

A sua volta, la campagna democratica ha risposto agli insulti nei confronti di Portorico e degli ispanici, pronunciati da un comico durante il comizio al Madison Square Garden, organizzando una serie di eventi negli Stati chiave dove c’è una presenza cospicua di portoricani, spedendo il vice Tim Walz a farsi intervistare da podcaster e radio ispaniche e producendo non uno ma due spot mirati ai soli portoricani. Nicky Jam, cantante reggaeton portoricano che sosteneva Trump ha annunciato che ritira il suo appoggio.

Parole fuori posto e gaffe, insomma, si pagano e gli avversari puntano a capitalizzare su ogni passo falso.

L’ultimo è appunto quello di Trump che promette di proteggere le donne anche contro la loro volontà. Nel comizio il repubblicano ha anche spiegato che i suoi consiglieri gli hanno detto più volte di non metterla così, di non usare quella frase. Ma se c’è una cosa che Trump non conosce è la disciplina del candidato – in questo Harris è l’esatto contrario, troppo abbottonata e impaurita da possibili errori.

L’argomento del tycoon repubblicano è il seguente: gli Stati Uniti sono percorsi da un’ondata di violenza causata da gang di immigrati che stuprano, ma con me presidente questi verranno espulsi, tornerà la calma e le donne non dovranno avere paura e che queste «non dovranno neppure pensare all’aborto». Non è chiaro se il concetto sia un tentativo di rispondere a chi lo accusa per la cancellazione del diritto di scelta in materia di interruzione di gravidanza anche alle donne che hanno subito violenza o se si tratti di una boutade generica. Fatto sta che, appunto, i suoi strateghi hanno consigliato a Trump di smetterla di parlare dell’argomento. Niente da fare.

La reazione della campagna Harris è stata immediata: «Donald Trump pensa di poter decidere cosa farai del tuo corpo. Che ti piaccia o no» è il post della vicepresidente su X. Al machismo paternalistico e arrogante di Trump, la candidata democratica risponde richiamando il tema aborto e rimarcando come e quanto l’ex presidente sia stato quanto meno irrispettoso nei confronti delle donne. Si tratta di un argomento forte per molte ragioni, la prima tra tutte è la propensione di voto.

Il peso delle donne sul voto

Tra le tante faglie – geografiche, sociali, etniche – che dividono la società quando si tratta di eleggere un presidente c’è anche quella di genere. Dopo le elezioni del 1976, quando donne e uomini votarono in proporzioni simili, le donne hanno sempre votato in maggioranza democratico e gli uomini repubblicano. Una distanza di genere che si è ampliata nel tempo, rimanendo sostanzialmente invariata tra 2008 e 2016 e regalando un ulteriore vantaggio a Biden nel 2020, dopo 4 anni di Trump.

Come per l’elettorato in generale, anche nel voto delle donne c’è differenza tra bianche e non bianche: le prime hanno votato in leggera maggioranza a favore di Trump nelle ultime due elezioni, ma ispaniche e afroamericane hanno scelto in larghissima maggioranza Clinton nel 2016 e Biden nel 2020.

Anche per il 2024 questa differenza tra il voto femminile e maschile tornerà. I sondaggi nazionali – che servono per capire una tendenza, ma non chi vincerà – ci dicono che la distanza tra uomini e donne è di più di 15 punti percentuali (Uomini pro Trump +8 per cento e donne pro Harris +9).

La distanza è tanto più importante per Harris perché in ogni gruppo (bianchi, neri, ispanici e asiatici) le donne partecipano di più al voto che non gli uomini. Riuscire a stimolare il voto femminile delle minoranze è dunque più che vitale per Harris, il diritto all’aborto, il machismo di Trump (che è anche condannato per violenza sessuale) e la promessa di rendere rimborsabili le spese per l’assistenza domiciliare ai non autosufficienti, oltre a un messaggio di speranza opposto a quello cupo dell’avversario, sono le frecce al suo arco.

I dati sul voto anticipato indicano una maggiore propensione dei repubblicani ad usarlo, cosa non avvenuta nel 2020 perché Trump la scoraggiò, ma anche un gap di 10 punti percentuali tra il voto anticipato delle donne e quello degli uomini.

La voglia di partecipare

Diverse organizzazioni che lavorano per registrare al voto e portare alle urne le donne appartenenti alle minoranze parlano di un record di voglia di partecipare dopo la nomina di Harris a candidata democratica, alcuni parlano di una partecipazione maggiore che non nel 2020.

Le analisi sul voto in anticipo ci dicono anche che mentre le elettrici democratiche sono più spesso elettrici irregolari o giovani al primo voto. Negli Stati chiave, il voto anticipato repubblicano è fatto al 90 per cento da elettori regolari. Che cosa vuol dire? Normalmente il lavoro delle campagne per far votare la gente in anticipo è rivolto agli elettori discontinui, a coloro che non sai se andranno al seggio. Portare i discontinui a votare prima significa essere certi che lo faranno.

I numeri, dunque, sarebbero positivi per i democratici nonostante questo aumento dei voti in anticipo tra i repubblicani. Parallelamente, il vantaggio di Trump tra i maschi bianchi senza istruzione superiore è enorme e in crescita. Trump sembra aver deciso di puntare a mobilitare i suoi voti e non conquistarne di nuovi. Evidentemente l’istinto gli suggerisce che sparate roboanti e machiste contribuiscano a consolidare il suo vantaggio tra i maschi.

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