L’impasse che finora ha frenato la fumata bianca è legata al controllo futuro della Striscia e ai nomi dei prigionieri palestinesi da liberare. L’intesa prevede tre fasi distinte di progressiva liberazione degli ostaggi e dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Il Qatar ha consegnato alle parti la bozza finale
Le trattative tra Israele e Hamas per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi sono concluse. Il Qatar ha annunciato ufficialmente che le parti hanno raggiunto un accordo dopo oltre quindici mesi dall’attacco del 7 ottobre del 2023 e la conseguente rappresaglia violenta dell’esercito israeliano che ha causato più di 46mila morti. L’accelerazione c’è stata nella notte tra il 12 e il 13 gennaio quando il Qatar – uno dei principali mediatori insieme a Egitto e Stati Uniti – ha sottoposto al governo israeliano e alla leadership di Hamas la bozza finale dell’accordo.
A Tel Aviv il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dovuto fare i contri con la parte più estremista del governo che aveva chiesto fino all’ultimo minuto di tirarsi indietro. Nei prossimi giorni emergeranno i dettagli dell’accordo che sarà reso pubblico. Per il momento ci sono alcuni punti chiari.
L’accordo
La tregua durerà 126 giorni ed è divisa in tre fasi. La prima fase è di 42 giorni ed è di natura umanitaria, Hamas libererà 33 ostaggi: sono per lo più di anziani, donne, soldatesse e minori. In cambia verranno rilasciati gradualmente un migliaio di palestinesi nelle carceri palestinesi. Con l’inizio della tregua entreranno nella Striscia di Gaza oltre 600 camion di aiuti – già pronti lungo il confine – per sopperire alla grave crisi sanitaria e umanitaria. Nelle fasi seguenti saranno consegnati all’Idf i soldati feriti e restituiti i corpi degli ostaggi uccisi. Con la tregua in corso inizierà anche la prima fase della ricostruzione delle infrastrutture principali danneggiate, come la rete elettrica e le cliniche sanitarie. Da capire ancora come sarà diviso il business della ricostruzione, quali stati ne faranno parte e quale sarà il ruolo di Israele in questo. L’ultima fase dell’accordo, invece, prevede il ritiro completo delle truppe israeliane da Gaza dopo oltre un anno e mezzo di guerra. Ma prima di arrivare alla pace ci sono ancora ultimi dettagli da sciogliere.
I nodi
Ci sono diversi nodi da sciogliere, per questo motivo le trattative continueranno in ogni fase, con il possibile rischio che possano saltare dopo il primo scambio di prigionieri. Non è chiaro se Israele desisterà sul corridoio di Filadelfia, una striscia di terra al confine con l’Egitto che vuole sotto il suo controllo militare. Secondo i media dello stato ebraico, l’Idf si ritirerà dal corridoio al cinquantesimo giorno dall’entrata in vigore dell’accordo, anche se il portavoce di Netanyahu ha fatto sapere che «le notizie sul ritiro dall’asse Filadelfia sono una completa menzogna. Il primo ministro non ha rinunciato ad un millimetro del controllo israeliano sull’asse Filadelfia».
Tra i nodi da sciogliere c’è anche il futuro della Striscia. Al momento, non è chiaro chi governerà Gaza una volta conclusa la guerra. In questi mesi molte ipotesi sono state fatte, tra cui l’affidamento della gestione all’Autorità nazionale palestinese (che ora ha un nuovo esecutivo), affidare la guida a una missione di peacekeeping delle Nazioni unite (ipotesi lontana, visti anche gli attacchi da parte di Tel Aviv contro il segretario Onu António Guterres) oppure creare una sorta di organo di controllo momentaneo, formato da paesi arabi e stati occidentali.
Gli altri dubbi riguardano il rilascio dei prigionieri palestinesi, nonché sulla destinazione dei palestinesi condannati all’ergastolo: potranno fare ritorno nelle loro case come gli altri? Kadora Fares, il capo del Comitato per i detenuti palestinesi e responsabile della questione dei terroristi detenuti nelle carceri israeliane, ha spiegato che Israele rilascerà più di tremila detenuti palestinesi (tra questi anche duecento condannati all'ergastolo) e altri mille di cui fanno parte minorenni, donne e prigionieri malati. Sarà liberato Marwan Barghouti, il leader palestinese più noto che da oltre vent’anni si trova nelle carceri dello stato ebraico?
Tante ancora le questioni sul tavolo. C’è la restituzione del corpo del capo militare ucciso il 16 ottobre del 2024 a Khan Younis, Yahya Sinwar. Hamas vuole il cadavere, ma Israele non vuole cedere sul punto.
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