Continua l’attesa in Medio Oriente per la risposta dell’Iran contro Israele in seguito alla uccisione, avvenuta a Teheran in un edificio all’aperto sui monti sopra la capitale, facile bersaglio da distanza per un missile, di Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico di Hamas, che doveva assistere alla proclamazione del nuovo presidente iraniano, Masoud Pezeshkian.

È possibile che i servizi iraniani avessero scelto un edificio in apparenza “normale” perché temevano la talpa all’interno dei quartieri sigillati dei Pasdaran. Segnale di grande debolezza dell’apparato di sicurezza interno. L’uccisione di Haniyeh è stata non solo un’umiliazione per il regime, ma anche la prova che la sua intelligence è permeabile e ha grosse falle informatiche/di sicurezza interne.

Anche gli Hezbollah fanno sentire la loro voce dal Libano: «L’attesa [israeliana, ndr] fa parte della punizione, della risposta e della battaglia che è anche psicologica», ha detto il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, promettendo un attacco di tutto l’asse sciita, inclusi gli Houthi nella penisola arabica.

Inviti alla moderazione

Intanto gli Stati Uniti, sulla stessa lunghezza d’onda della Russia, hanno comunicato all’Iran e a Israele che il conflitto in Medio Oriente non deve degenerare, ha affermato il segretario di Stato Antony Blinken. «Ulteriori attacchi non faranno altro che aumentare il rischio di conseguenze pericolose che nessuno può prevedere e nessuno può controllare completamente», ha detto Blinken. Anche Vladimir Putin aveva invitato la dirigenza iraniana alla moderazione e a non colpire civili nella rappresaglia, seppure aveva promesso l’invio di tecnologia per la sorveglianza. La speranza è che questo sforzo diplomatico concentrico (di Stati Uniti, Russia, Paesi europei e stati arabi moderati) per raffreddare e persuadere l’Iran a fare al massimo un attacco coreografico stia funzionando.

«Se ci sarà un’escalation» in Medio Oriente gli Stati Uniti sono «pronti a difendere Israele e noi stessi nel modo appropriato», ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, in un briefing con un gruppo ristretto di giornalisti. «Siamo più vicini che mai ad un accordo sul cessate il fuoco» a Gaza, ha proseguito Kirby. In questo quadro il presidente Joe Biden ha sentito l’emiro del Qatar e il presidente dell’Egitto al Sisi.

Anche Teheran muove i suoi passi diplomatici. Se gli Stati Uniti e i Paesi occidentali stanno davvero cercando di impedire la guerra in Medio Oriente, devono costringere Israele a fermare il «genocidio» a Gaza e stabilire un cessate il fuoco. È quanto affermato dal presidente iraniano Masoud Pezeshkian all’omologo francese Emmanuel Macron in una telefonata riportata dai media iraniani.

La Francia ha espresso «profondo stupore» per le «vergognose» dichiarazioni del ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, secondo il quale «potrebbe esserci una giustificazione morale per far morire di fame due milioni di civili» a Gaza al fine di liberare gli ostaggi nelle mani di Hamas. Il Quai d’Orsay ha esortato il governo israeliano «a condannare fermamente queste dichiarazioni inappropriate», sottolineando che Israele deve agire in conformità con la sentenza della Corte internazionale di giustizia del 26 gennaio che ordina di adottare tutte le misure necessarie per evitare atti di genocidio nella Striscia.

Ma da Gaza le notizie sono di continui attacchi e bombardamenti che hanno provocato 24 morti e 110 feriti in 24 ore. Il bollettino del ministero della Salute di Gaza parla di un totale di 39.677 morti da quel giorno. I feriti, riporta la tv satellitare al Jazeera, sono 91.645.

La richiesta turca

Intanto, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa statale turca, Anadolu, la Turchia ha presentato una richiesta formale alla Corte internazionale di giustizia per unirsi alla causa per genocidio intentata dal Sudafrica contro Israele.

In Golan le autorità locali hanno chiesto ai residenti di restare vicino ai rifugi e ridurre al minimo gli spostamenti, dopo che Hezbollah ha lanciato raffiche di droni e razzi verso le alture contese e la Galilea, facendo suonare più volte le sirene d’allarme.

Per la seconda volta in due giorni, aerei da guerra israeliani hanno sorvolato ieri mattina Beirut, riferisce l’Orient le Jour online. Un comandante di Hezbollah, Hassan Fares Jeshi, è stato ucciso ieri mattina in un attacco con un drone, riferisce l’esercito israeliano. Altri raid, aggiunge l’Idf, hanno preso di mira edifici di Hezbollah ad Aitaroun.

Sul fronte Hamas, Yahya Sinwar, ideatore del massacro del 7 ottobre, è stato proclamato capo politico, succedendo a Ismail Haniyeh, ucciso sei giorni fa a Teheran. Hamas ha annunciato la nomina come «un forte messaggio di resistenza» inviato a Tel Aviv.

«Mantenete la calma. Il Paese è preparato sia per la difesa che per l’offesa», ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, la cui politica di conflitto senza fine è la causa prima del persistere della tensione, ha visitato una base di reclutamento dell’esercito nella città di Tel Hashomer, dicendo alle reclute che sono "la spina dorsale" della nazione. In una dichiarazione rilasciata durante la visita al Times of Israel, Netanyahu ha anche esortato i cittadini israeliani a «mantenere la calma e la compostezza». Ma senza fornire soluzioni politiche reali al conflitto in corso.

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