I mediatori vogliono riprendere i negoziati sul cessate il fuoco e “congelare” la minaccia iraniana. Teheran fa sapere di avere armi «non rilevabili». Ucciso in Libano un altro comandante di Hamas
Gli infaticabili mediatori hanno sollecitato Israele e Hamas ad accettare la proposta “finale” sull’accordo di cessate il fuoco a Gaza, mentre incombe la minaccia di un attacco dell’Iran che potrebbe gettare nuova benzina sul fuoco e rimettere tutto in discussione. Gli Stati Uniti, il Qatar e l’Egitto hanno chiesto a Israele e Hamas la ripresa delle trattative per un cessate il fuoco il 15 agosto a Doha o al Cairo.
È quanto affermano in una nota congiunta, nella quale sottolineano che è il momento di chiudere l’accordo e liberare gli ostaggi. Rispondendo «all’offerta degli Stati Uniti e dei mediatori», l’ufficio del premier Benjamin Netanyahu ha annunciato che Israele invierà una delegazione a Doha o al Cairo il 15 agosto per concordare i dettagli del quadro del cessate il fuoco a Gaza formulato da Egitto, Stati Uniti e Qatar.
Solita tattica dilatoria o siamo giunti al momento fatidico della verità diplomatica? «È giunto il momento di portare immediato sollievo sia alla popolazione di Gaza, che soffre da tempo, sia agli ostaggi e alle loro famiglie. È giunto il momento di concludere l’accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi e dei detenuti», si legge nella dichiarazione firmata dal presidente americano Joe Biden, dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e dall’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani. Saranno sufficienti le pressioni dei tre mediatori? È «importante raggiungere rapidamente» un accordo sulla liberazione degli ostaggi a Gaza, ha detto il ministro della Difesa israeliano Gallant in una telefonata con l’omologo americano Austin.
Le pressioni a siglare la tregua dopo dieci mesi di conflitto vengono anche dall’Europa. Il ministro degli Esteri britannico ha chiesto che Israele e Hamas accettino «urgentemente» un accordo per il cessate il fuoco, a seguito di una dichiarazione congiunta di Stati Uniti, Qatar ed Egitto che chiedono la ripresa dei negoziati.
«La Gran Bretagna accoglie con favore gli sforzi instancabili dei nostri partner del Qatar, dell’Egitto e degli Stati Uniti», ha dichiarato David Lammy, diplomatico di punta britannico. Ha aggiunto che Londra «appoggia pienamente la loro dichiarazione congiunta che chiede l’immediata ripresa dei negoziati per il cessate il fuoco e un accordo per il rilascio degli ostaggi tra Israele e Hamas».
Anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, solitamente chiamata solo al ruolo di ufficiale pagatore, ha dichiarato che è necessario un cessate il fuoco immediato a Gaza, aumentando la pressione internazionale per un accordo di tregua tra Israele e Hamas. «Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco a Gaza adesso. È l’unico modo per salvare vite umane, ripristinare la speranza di pace e garantire il ritorno degli ostaggi», ha scritto von der Leyen su X. «Per questo sostengo con forza gli sforzi condotti da Stati Uniti, Egitto e Qatar per contribuire a raggiungere la pace e la stabilità di cui la regione ha bisogno».
Intanto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sentito il neoeletto presidente iraniano Pezeshkian, a cui ha chiesto la riapertura del dialogo per evitare un’escalation militare nella regione.
Il precedente di novembre
Dallo scoppio della guerra, a fine novembre, è stato raggiunto solo un cessate il fuoco di una settimana, che ha consentito il rilascio di 105 ostaggi in cambio di 240 prigionieri palestinesi. I negoziati per una nuova tregua sono stati bloccati dalla richiesta di Hamas che il cessate il fuoco fosse definitivo e dall’insistenza del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di riprendere i combattimenti in ogni momento finché il gruppo islamico non sarà «estinto». Senza contare le continue azioni mirate che hanno colpito la leadership di Hamas impegnata nei negoziati.
La rinnovata speranza per un cessate il fuoco e per la liberazione degli ostaggi si intreccia però pericolosamente nel mezzo di una pesante crisi in Medio Oriente, innescata dall’assassinio con un missile teleguidato a Teheran dell’ex capo politico di Hamas Ismail Haniyeh in un attacco del 31 luglio a Teheran che le autorità iraniane hanno attribuito ai servizi di Israele.
Hamas vuole Barghouti
Hamas ha chiesto il rilascio di Marwan Barghouti e dei capi delle fazioni palestinesi nella prima fase dell’accordo per la liberazione degli ostaggi israeliani e il cessate il fuoco a Gaza. Lo riferisce la rete in lingua araba Sky News affermando che «la richiesta è stata accettata e sostenuta dagli Usa e dai mediatori di Egitto e Qatar».
Inoltre, riporta Sky news, secondo Hamas è accettabile che Barghouti governi la Giudea, Samaria (Cisgiordania) e Gaza alla fine della guerra. Una concessione, se confermata, molto importante per discutere del futuro politico di Gaza e della Cisgiordania.
L’Iran annuncia nuovi missili
L’agenzia di stampa semiufficiale iraniana Tasnim riferisce che la Marina del Corpo delle guardie rivoluzionarie dispone di nuovi missili da crociera dotati di testate altamente esplosive non rilevabili. «Un gran numero di missili da crociera sono stati aggiunti alla flotta navale delle Guardie.
Questi nuovi missili hanno capacità di testate altamente esplosive che sono irrilevabili e possono causare danni ingenti e affondare i loro obiettivi», afferma Tasnim.
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