Mentre si profila la risposta iraniana e di Hezbollah ai due omicidi mirati operati dal Mossad nella scorsa settimana, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto ai soldati che Israele è pronto «sia per la difesa sia per l’offesa».

Hezbollah però sarebbe pronto a colpire per ritorsione Israele indipendentemente dall’Iran: lo scrive la Cnn, che cita fonti vicine all’intelligence. Il gruppo militante libanese, guidato dal leader Nasrallah, si starebbe organizzando più rapidamente degli ayatollah nella sua pianificazione e potrebbe colpire Israele nei prossimi giorni, hanno detto le fonti. Vista la vicinanza del Libano a Israele, Hezbollah potrebbe agire con poco preavviso.

Non è chiaro come o se l’Iran e Hezbollah si stiano coordinando su un possibile raid, aggiunge la Cnn, e alcuni funzionari ritengono che i due alleati potrebbero non essere del tutto allineati su come muoversi, ma cerchino vie autonome di reazione. Secondo un report del notiziario Channel 12, Israele ha comunicato sia a Hezbollah che all’Iran che qualsiasi danno ai civili nel paese nell’attacco minacciato per l’uccisione del capo militare Fuad Shukr a Beirut e del capo politico di Hamas a Teheran «rappresenterà una linea rossa, che porterà a una risposta sproporzionata».

A Teheran intanto continuano a suonare i tamburi di guerra, ma senza esporsi su come si svolgerà la ritorsione. Risposta che Mosca e Washington sperano sia moderata. A causa della mancanza di iniziative da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu, l’Iran ha il «diritto intrinseco» di difendersi da Israele «nel momento opportuno», per l’uccisione a Teheran del leader di Hamas, Ismail Haniyeh. Lo ha affermato il ministro degli Esteri iraniano ad interim, Ali Bagheri, durante il vertice dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oic), tenutosi a Jeddah in Arabia Saudita.

Tregua senza rilascio

Il quotidiano libanese Al Akhbar ha riferito che alti funzionari in Egitto, Stati Uniti, Qatar e Israele hanno discusso la possibilità di raggiungere una tregua di sei settimane a Gaza che non includerebbe il rilascio dei rapiti.

Sarebbe uno sviluppo molto importante visto che l’esercito israeliano sta continuando a bombardare e a chiedere di spostarsi in continuazione sul terreno ridotto in macerie ai 2 milioni di profughi della Striscia.

Colpite scuole a Gaza City

Le forze israeliane di difesa (Idf) hanno affermato di aver effettuato altri attacchi aerei contro centri di comando e di controllo di Hamas situati all’interno di due scuole di Gaza City. Agenti del gruppo militante, secondo l’Idf, si erano radunati nelle scuole Abdel Fattah Hamoud e al-Zahraa, nei quartieri Daraj e Tuffah.

«I complessi scolastici venivano utilizzati come centri di comando e controllo per terroristi e comandanti dell’organizzazione terroristica Hamas» da cui pianificava e realizzava attacchi contro Israele, sostiene l’Idf, aggiungendo di aver adottato «molte misure» non specificate per limitare i danni ai civili. I media palestinesi riportano che i raid sulle due scuole hanno provocato almeno 15 morti. Nessun media indipendente ha potuto verificare la situazione sul terreno né le affermazioni dell’esercito israeliano.

Netanyahu si scusa

«Mi dispiace profondamente che sia successa una cosa del genere. Ti guardi sempre indietro e ti chiedi se avremmo potuto fare qualcosa che lo avrebbe impedito». Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un’intervista al Time. La rivista americana nella sua introduzione ha ricordato che nei primi 10 mesi della guerra a Gaza Netanyahu ha sempre rifiutato di scusarsi per aver lasciato Israele vulnerabile a un attacco di quella portata da parte di Hamas.

E la prima domanda della lunga intervista è stata appunto se fosse disposto a scusarsi. «Scusarmi? Certamente», la sua risposta. Come si dice in questi casi: too little, too late. Troppo poco e troppo tardi.

Eliminato un altro leader

L’esercito e i servizi di sicurezza israeliani hanno annunciato di aver ucciso nei giorni scorsi nella Striscia di Gaza un terrorista di Hamas che era direttamente coinvolto negli attentati in Giudea e Samaria. «Lo scorso 24 luglio, durante un’operazione congiunta tra l’esercito e i servizi israeliani», scrive l’Idf sul proprio canale Telegram, «è stata colpita un’area nella quale operava il terrorista di Hamas Nael Sakhal. Alcuni giorni dopo l’attacco sono state ricevute informazioni che l’uomo era stato eliminato». «Per oltre un decennio», prosegue la nota, «Nael ha operato nei “quartieri generali in Cisgiordania” di Hamas, un’organizzazione responsabile degli attacchi terroristici in Giudea e Samaria».

Sakhal era un membro attivo dell’unità di Hamas responsabile di attacchi terroristici in Cisgiordania. L’esercito ha anche affermato che era direttamente coinvolto nel finanziamento e nell’armamento di attacchi terroristici contro civili e soldati israeliani. L’uomo fu arrestato per la prima volta nel 2003 e condannato all’ergastolo per il suo ruolo in un attacco suicida in Israele. Nel 2011, fu rilasciato nell’accordo di scambio che portò alla liberazione di oltre 1.000 detenuti palestinesi in cambio del soldato israeliano Gilad Shalit. Ma quelli erano tempi in cui gli accordi erano possibili e non venivano sabotati dagli stessi negoziatori.

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