Le due figure rappresentative della destra Tory si sottoporranno al voto degli iscritti al partito, circa 170mila persone, per arrivare alla nomina del vincitore il prossimo 2 novembre. A essere escluso a sorpresa l’ex ministro Cleverly, la cui strategia si è rivelata un disastroso autogol
Erano partiti in sei, sono rimasti in due. La corsa alla leadership del partito conservatore britannico assomiglia sempre di più agli Hunger games, anche se la posta in palio rimane la poltrona finora occupata da Rishi Sunak.
La sfida finale, a sorpresa, sarà tra Kemi Badenoch e Robert Jenrick, due figure rappresentative della destra Tory.
L’esclusione a sorpresa di Cleverly
Negli ultimi giorni sono stati eliminati due candidati, passando al vaglio dei 121 deputati Tories (120 considerando l’astensione di Sunak). Martedì 8 ottobre è stato escluso dalle primarie Tom Tugendhat, ex militare ed ex responsabile della Sicurezza nazionale, oltre ad essere appartenente alla corrente più centrista del partito, che aveva ottenuto solo 20 voti.
Mercoledì 9 ottobre, in maniera del tutto inaspettata, è stato invece il turno di James Cleverly, già Home secretary e Foreign secretary, oltre che il secondo nome moderato in gara. Un risultato sorprendente: Cleverly era arrivato primo nel round precedente con 39 voti, sull’onda di una buona performance al congresso di Birmingham. La maggior parte degli analisti lo dava già certo del posto nella “finale” e l’unica figura capace di riportare unità nel partito.
Tuttavia, le preferenze raccolte sono state solo 37, due in meno del giorno prima, a fronte delle 42 di Badenoch e delle 41 di Jenrick. Un risultato scioccante che ha, secondo i media britannici, una sola possibile motivazione: alcuni suoi sostenitori, fiduciosi del fatto che Cleverly avesse già un piede al round conclusivo, hanno votato per altri per provare a favorire un candidato ritenuto più debole, per esempio Jenrick, da affrontare in una fase successiva.
A confermare questa ipotesi è stato anche un parlamentare conservatore. Non è chiaro se sia stata una strategia improvvisata da pochi deputati o un calcolo errato della campagna di Cleverly. Ad ogni modo, un disastroso autogol. Ora Badenoch e Jenrick si sottoporranno al voto degli iscritti al partito, circa 170mila persone, per arrivare alla nomina del vincitore il prossimo 2 novembre.
la svolta a destra del partito
Il reset per i Tories è quindi iniziato, tre mesi dopo la batosta elettorale alle elezioni di inizio luglio dove i laburisti di Keir Starmer hanno fatto man bassa di voti e soprattutto di seggi in Parlamento. L’esito della scorsa tornata elettorale ha messo a nudo tutte le criticità del partito conservatore, frammentato innanzitutto da correnti e lotte di potere interne.
A livello politico, i Tories sono rimasti stretti al centro dal laburismo post blairiano del nuovo premier e dai liberaldemocratici, e a destra dall’aggressività di Nigel Farage che con il suo Reform ha drenato molti voti dell’elettorato di destra, solitamente propensi a scegliere Tory.
Con la scelta di mercoledì, i deputati conservatori hanno preso posizione, forzando una svolta a destra e cercando di sanare almeno due delle ferite aperte del partito: la mancanza di unità e l’emorragia dei voti verso Reform.
Badenoch e Jenrick sono due figure più radicali, giudicate più adatte al ruolo di leader di un partito di opposizione: chi la spunterà darà battaglia a Starmer, ma anche a Farage. Jenrick, ex ministro dell’Immigrazione intransigente, non ha problemi a parlare di deportazioni di migranti, vuole guidare il Regno Unito fuori dalla Convenzione europea sui diritti dell’uomo per avere mano libera sulle migrazioni e spesso punta il dito contro le élite diplomatiche mondiali.
Badenoch, dall’altra parte, si erge a paladina anti-woke, a livello internazionale è sostenuta dal governatore repubblicano della Florida Ron De Santis ed è ormai nota per le sue uscite aggressive. L’ultima è avvenuta a Birmingham, dove ha dichiarato che il 10 per cento dei dipendenti pubblici dovrebbe finire in prigione perché divulgano segreti o indeboliscono le istituzioni. Affermazioni che hanno ricevuto forti critiche, anche dagli altri partecipanti alla corsa.
I parlamentari hanno optato per mettere gli iscritti davanti a due candidati di destra, paradossalmente una mossa per rafforzare il partito: non ci sono contraddizioni su dove virerà il partito, la linea sarà chiara, chiunque emergerà vincitore tra i due sfidanti l’ala centrista ne uscirà ridimensionata. Nel frattempo, però, in queste settimane dovranno convincere anche i sostenitori più moderati, quelli più vicini a Cleverly e Tugendhat. Tra i due, ora a essere favorita nei sondaggi è Badenoch, avanti nel gradimento della base conservatrice.
Esultano i laburisti in difficoltà
Spettatori non coinvolti, ma molto interessati alla sfida, sono i laburisti. Dopo il 4 luglio, data del trionfo elettorale, questo potrebbe essere il giorno migliore per Starmer e i suoi. Con i Tories che si spostano ancora più a destra, aprendo uno scontro politico con Farage, il Labour inevitabilmente avrà ancora più spazio al centro.
La presidente del partito socialdemocratico, Ellie Reeves, ha definito i contendenti rimasti «due degli architetti del fallimento Tory». «Sia Kemi Badenoch sia Robert Jenrick sono figure centrali nei 14 anni di declino e di leadership sfortunata e declino, e hanno già dimostrato di non aver imparato nulla dagli errori che hanno portato il Partito Conservatore alla sua peggiore sconfitta nella storia moderna», ha aggiunto Reeves.
Il duello tra Badenoch e Jenrick ha riportato un po’ di buon umore a Downing Street e tra i laburisti, dopo giorni di burrasca dovuti al licenziamento, mascherato da dimissioni, di Sue Gray come capo di gabinetto di Starmer. Le manovre di palazzo con cui l’investigatrice del PartyGate è stata silurata sono l’ultimo segnale delle difficoltà del nuovo esecutivo britannico.
I quasi primi 100 giorni di governo laburista, infatti, non hanno mantenuto le aspettative, Starmer ha cercato di scaricare responsabilità e tagliare rami ritenuti secchi. Ora un potenziale assist arriva dai suoi rivali.
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