Il linguaggio dei bombardamenti, il preferito di Vladimir Putin, ha immediatamente messo in secondo piano le parole moderatamente fiduciose emerse dopo la telefonata tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, avvenuta dopo il colloquio dell’inquilino della Casa Bianca con il presidente russo. 

«Gli attacchi russi sull’Ucraina continuano nonostante le sue dichiarazioni propagandistiche. Ad ogni attacco, i russi mostrano al mondo il loro vero atteggiamento verso la pace», ha scritto Zelensky, correggendo il tono delle dichiarazioni dopo la telefonata con Trump, apparentemente costellato di note positive.

Ma il diavolo è nei dettagli: le discrepanze nel modo in cui la telefonata è stata presentata dalle due parti fornivano già alcuni elementi di perplessità sull’effettivo andamento dei colloqui e sul ruolo degli Usa nella gestione della crisi.

Divergenze

La Casa Bianca ha parlato di una conversazione «fantastica» e «produttiva» e ha sottolineato i progressi compiuti verso una tregua. Trump ha scritto sul social Truth che gli sforzi diplomatici sono «decisamente sulla buona strada». La lettura ufficiale degli americani ha sottolineato la volontà di lavorare con Kiev per trovare soluzioni praticabili, incluso il rafforzamento delle difese aeree ucraine e la gestione delle infrastrutture energetiche del paese.

Secondo il resoconto di Washington, Zelensky ha sottolineato l’importanza della fornitura di nuovi sistemi missilistici Patriot per proteggere le infrastrutture critiche e ha ribadito che la Russia ha continuato a colpire obiettivi civili nonostante la discussione sul cessate il fuoco. Trump si sarebbe detto «disponibile a lavorare per valutare cosa fosse disponibile, in particolare in Europa».

Questi  passaggi non compaiono però nella lettura della chiamata fatta dagli ucraini, dove compare invece la proposta di Trump affinché gli Stati Uniti assumano un ruolo nella gestione dell'energia ucraina.

La madre di tutte le discrepanze evidenti riguarda l’effettivo rispetto della tregua. Dopo la telefonata tra Trump e Putin, l’Ucraina ha denunciato nuovi attacchi russi con droni su infrastrutture, e anche giovedì il governo di Kiev ha continuato a documentare attacchi contro infrastrutture civili. Il Cremlino ha inizialmente negato le azioni militari, affermando invece di aver abbattuto sette droni ucraini diretti verso il territorio russo. L’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, ha detto che crede ai russi.

Anche qui le dichiarazioni divergono. L’Ucraina ha parlato di un cessate il fuoco che riguarda «energia e infrastrutture», mentre il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, ha parlato soltanto dell’energia. Dopo gli attacchi e contrattacchi della notte scorsa queste distinzioni sembrano superate dagli eventi, ma allo stesso tempo mostrano che i russi, rianimati dal negoziato patrocinato dall’amichevole Trump, giocano anche sulle ambiguità linguistiche per poter poi dichiarare di non avere violato i termini concordati.

Un altro punto in cui le letture delle parti non collimano è lo scambio di prigionieri. Zelensky ha annunciato il rilascio di 175 soldati ucraini da parte della Russia, definendolo un passo importante verso la distensione. Il Cremlino ha confermato che la decisione è stata presa dopo la telefonata tra Putin e Trump, suggerendo un coinvolgimento diretto del presidente americano nelle negoziazioni. Il governo ucraino, però, non ha dato credito a questa versione, limitandosi a confermare lo scambio senza attribuirne il merito a Washington.

Trattative a Riad

Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Mike Waltz, ha detto che il dialogo tra le parti proseguirà in Arabia Saudita il 24 marzo per discutere i dettagli del cessate il fuoco parziale. Resta da chiarire se si tratterà di un formato trilaterale o di incontri separati. «La shuttle diplomacy è difficile, è dura, ma stiamo andando avanti e indietro a tutti i livelli, cercando di portare entrambe le parti verso un cessate il fuoco e la fine di questa guerra», ha detto Waltz.

Le divergenze nel resoconto della telefonata mostrano le difficoltà nel processo di mediazione. Mentre Trump mostra al mondo quello che considera un successo diplomatico, Zelensky continua a chiedere garanzie sulla sicurezza del suo paese. Il futuro del cessate il fuoco dipenderà da quanto le dichiarazioni ufficiali si tradurranno in azioni reali sul campo.

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