Le linee del potere che incrociano la presunta centrale di spionaggio scoperta dall’antimafia di Milano sono molteplici. Su una di queste c’è la politica, non ricattata ma probabile consumatrice e beneficiaria di dossier prodotti nella fabbrica di informazioni riservate scovata dai magistrati. Il punto di intersezione tra la centrale di spioni e la politica è uno dei principali protagonisti dell’inchiesta con oltre 60 indagati: Enrico Pazzali, il presidente della Fondazione Fiera Milano, manager di riferimento della destra lombarda.

Amico del leghista Fontana, suo grande sponsor assieme a esponenti di Fratelli d’Italia, del calibro del presidente del Senato Ignazio La Russa e della ministra del Turismo Daniela Santanchè, alla quale dà del tu al telefono e che attiva per bloccare una possibile nomina al governo dopo aver acquisito informazioni su un suo odiato avversario.

La premier Giorgia Meloni ha detto che «bisogna essere implacabili contro i funzionari infedeli», ma nulla ha ancora proferito sulla rete politica di Pazzali, che avrebbe avuto richieste dalla politica. Non deve stupire: il coinvolgimento del manager nell’indagine imbarazza moltissimo gli ambienti della triade dei partiti che compongono la maggioranza. Soprattutto perché Pazzali è il socio dell’azienda Equalize, insieme al super poliziotto, in pensione, Carmine Gallo. Equalize è in pratica lo schermo legale della centrale di spionaggio, secondo l’accusa. È attraverso questo suo ruolo imprenditoriale che avrebbe gestito anche richieste arrivate dalla «politica».

È dunque utile ricordare un passaggio che ricorre negli atti in mano ai magistrati: «Le notizie acquisite da Gallo mediante questa rete relazionale vengono poi compendiate in veri e propri “dossier”, venduti\ceduti dal gruppo alle società interessate ma anche a imprenditori e politici a prezzi importanti, anche di svariate migliaia di euro». I carabinieri di Varese nella loro informativa sottolineano che «Equalize è una struttura creata da Pazzali con lo scopo di fornirgli le informazioni necessarie per agevolare le sue nomine ed i suoi rapporti politici».

Quali? Le indagini proseguono anche per ricostruire il livello di clientela più alto della Equalize. Sul filone degli eventuali clienti politici le bocche restano cucitissime in procura. Nessuno vuole rispondere o commentare, nessuno smentisce né conferma. I detective dell’Arma, però, già evidenziano come la raccolta delle informazioni solleva «interrogativi quando le richieste di verifica provengono dagli ambienti politici e coinvolgono le scelte strategiche sulle nomine partitiche o delle “partecipate” e le informazioni richieste vengono reperite tramite l’accesso abusivo ed illecito alle Banche Dati di Polizia o a fonti e notizie coperte da segreto istruttorio o d’ufficio».

Domani aveva già raccontato della richiesta di informazioni, su una donna esperta di comunicazione, sollecitata da Licia Ronzulli di Forza Italia. Lei nega, ma ad averla tirata in ballo è stato Gallo, che parla di richiesta «arrivata da Forza Italia». Non è la prima volta che la procura di Milano si trova davanti questo possibile intreccio tra spioni e committenti politici. Dalle informative dei carabinieri emerge una vecchia vicenda che ha riguardato Vittorio Bosone, citato negli atti per i legami con alcuni indagati. Coinvolto in un’inchiesta su intercettazioni abusive nel 2008 con la sua società di sicurezza, « avrebbe informato la Procura d’intercettazioniabusive a favore di soggetti privati, imprenditori e politici».

Il caso Fontana

Nel capitolo politico rientra anche l’interessamento di Pazzali per le elezioni regionali lombarde del 2023. Il suo sponsor e amico Attilio Fontana, e tutta la destra alleata, si è ritrovato spiazzato dalla scelta di Letizia Moratti di correre per conto suo. Da alleati si ritrovavano così avversari. Moratti a Milano è un nome che pesa negli equilibri elettorali e soprattutto di potere.

Non tanto perché avrebbe potuto vincere, piuttosto per la dispersione di voti a favore del centrosinistra. Ne andava, peraltro, degli equilibri del governo, con la leader di FdI Giorgia Meloni conscia che un indebolimento della Lega in quel momento avrebbe comportato un rischio per la tenuta della legislatura. Ma a preoccuparsi della questione c’era anche Pazzali.

Ora, con l’informativa dei carabinieri , il caso del dossier su Moratti si arricchisce. Nelle carte giudiziarie si legge che nei mesi precedenti le elezioni il manager aveva approcciato Tiziano Mariani, grande consigliere di Letizia Moratti, «per ottenere informazioni sulla campagna elettorale» portata avanti dalla competitor di Fontana.

Dopodiché il manager ne discuteva con Paolo Sensale, portavoce del governatore del Carroccio che in quei giorni di novembre 2022 stava «curando le rilevazioni statistiche delle intenzioni di voto». A che titolo Pazzali veniva informato di attività riservate della campagna elettorale resta ancora un mistero, ma è un dato che le intercettazioni confermano. «Hai ricevuto il sondaggio? Com’è che è la sintesi? Lui?», chiedeva Pazzali, intercettato, a Sensale.

Per capire l’importanza di questi contatti tra lo staff di Fontana e Pazzali è necessario soffermarsi sul periodo in cui sono avvenuti, cioè novembre 2022. In quel momento il gruppo di spioni guidato da Pazzali stava già lavorando a un dossier sulla rivale del governatore leghista. È di fine ottobre, infatti, la telefonata intercettata in cui il manager chiedeva al super poliziotto di verificare se nella lista della Moratti ci fossero personaggi interessanti da monitorare.

Arriva febbraio 2023, la campagna elettorale per le regionali entrava nella sua fase conclusiva, il manager ricontattava Sensale. «E allora?! Novità?», chiedeva il manager, avviando una lunga chiacchierata sul comitato Moratti e sulle dinamiche interne al governo regionale e non solo. Alla fine Fontana è stato riconfermato per la gioia di Pazzali.

Resta il mistero del dossier su Moratti per favorire il presidente leghista. È stata un’iniziativa del manager e dei suoi spioni? Oppure il suggerimento arriva da ambienti politici? Di certo sappiamo che per un altro dossier su Paolo Scaroni (ex ad di Eni) i carabinieri scrivono che «gli accertamenti sarebbero stati commissionati dal Presidente della Regione».

Pazzali, infatti, rivelava al suo socio di aver ricevuto la richiesta dal governatore: «Fontana mi chiede se Scaroni ha cose in corso». Al momento solo parole di un indagato che, per quanto vicino al politico, vanno comunque riscontrate.

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