Il pontefice, di ritorno dal viaggio in Belgio, ha definito l’interruzione volontaria di gravidanza un «omicidio». La Fnomceo difende il dovere di applicare una legge e sottolinea i rischi del rendere l’aborto illegale. La Società italiana di ginecologia e ostetricia: «Vanno distinte l'etica, la morale e la religione dalla tutela della salute delle donne»
«I medici sono sempre vicini alle persone che soffrono, che hanno bisogno del loro aiuto»: dopo le parole del papa contro l’aborto e contro i medici che praticano l’interruzione volontaria di gravidanza, arriva la risposta dei medici. I professionisti «svolgono questo delicato compito rendendo possibile l'applicazione di una legge dello stato, la 194/78», ha sottolineato Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri.
Proprio la legge 194, sottolinea Anelli, va a tutelare la salute e la dignità della donna, la sua libertà e quella del medico. La scelta dell’obiezione di coscienza è da rispettare e da non giudicare, tuttavia, essendo la 194 una legge dello stato, è «dovere di tutti i cittadini rispettarla e applicarla» insiste Anelli, che mette inoltre in luce il fatto che l’obiezione di coscienza «non esime il medico dagli obblighi e dai doveri inerenti alla relazione di cura nei confronti della donna».
Su una linea simile le parole della Società italiana di ginecologia e ostetricia: «Il papa fa le sue affermazioni, noi come medici cittadini italiani abbiamo il dovere di rispettare una legge dello Stato, che non implica le posizioni personali - ha detto la presidente Elsa Viora – Vanno distinte l'etica, la morale, la religione che regolano la vita personale dalla tutela della salute delle donne».
Sul termine «sicari» usato dal papa, Viora non ha espresso commenti particolari, mentre ha sottolineato come, negli stati in cui l’interruzione di gravidanza è illegale, ci siano le pratiche clandestine che hanno conseguenze gravi sulla salute delle donne.
Le parole di papa Francesco
Sull’aereo di ritorno dal suo viaggio in Lussemburgo e in Belgio – dove aveva parlato degli abusi sui bambini da parte di membri della chiesa – il pontefice aveva espresso ai giornalisti opinioni molto nette e di condanna sull’aborto e nei confronti dei medici che lo praticano. «Le donne hanno diritto alla vita: la vita loro e la vita dei figli. Un aborto è un omicidio, si uccide un essere umano», ha detto Bergoglio rispondendo a una domanda.
Poi le parole sui medici che hanno fatto arrivare la risposta: «I medici che si prestano a questo sono, permettetemi la parola, sicari». Il papa ha inoltre lodato Baldovino, re del Belgio fino al 1993, antiabortista, che aveva abdicato temporaneamente nel 1992 per non promulgare una legge sull’aborto.
Francesco per lui ha annunciato una causa di beatificazione. «Il re è stato un coraggioso perché davanti a una legge di morte, lui non ha firmato e si è dimesso. Ci vuole coraggio, no? Quell’uomo è un santo e il processo di beatificazione andrà avanti».
Le reazioni politiche
«Non sono una sicaria - ha scritto su Facebook Donatella Albini, responsabile sanità di Sinistra italiana –, io sono una medica che pratica questa professione da decenni, ho applicato la legge 194, con attenzione e professionalità, ho guardato le donne negli occhi, ho raccolto le loro parole, ho avuto rispetto e cura della loro autodeterminazione».
Molto duro anche Carlo Calenda: «Parole profondamente sbagliate. In Italia l'Aborto è già un diritto garantito solo sulla carta dato il numero di medici obiettori». Il leader di Azione ha inoltre evidenziato il rischio delle parole del pontefice: «La violenza delle espressioni del papa (e non è la prima volta) in un dibattito pubblico generale fatto già di urla e rabbia, è incomprensibile».
Alfredo Antoniozzi di Fratelli d’Italia non condanna invece le parole di papa Francesco, ma sostiene la legge 194: «Da cattolico dico che le parole del papa sull'aborto non possono che essere quelle – ha detto il vicecapogruppo FdI alla Camera – Da laico, pur essendo contrario all'aborto, dico che bisogna rispettare questo diritto e fare in modo che si aiutino le donne che decidono di ricorrervi per problemi risolvibili proprio come dice la legge 194, che è una buona legge».
Fin dall’inizio di questa legislatura, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto di non voler limitare il diritto all’aborto, ma di voler applicare in tutte le sue parti la legge, cercando di permettere alle donne di non ricorrere all’interruzione di gravidanza. Nella realtà, però, le donne faticano già molto ad abortire, tra i molti medici obiettori e i vari passaggi necessari per esercitare questo diritto.
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