Subito il calcio

Il calcio italiano va a battere il 2 gennaio la prima palla al centro del nuovo anno in Arabia Saudita, in uno stadio di Riyadh, dove la lega ha esportato la Supercoppa immaginando di esportare pure sensibilità verso i diritti umani, in cambio di 23 milioni. Il 2025 del pallone comincia con la semifinale del torneo nel suo format largo, Inter contro Atalanta, nel Paese dove la FIFA porterà i Mondiali di calcio 2034, dove la boxe tiene match per la corona mondiale dei pesi massimi, dove la Formula 1 fa correre un GP sebbene le donne abbiano ancora bisogno del permesso di un uomo per guidare, dove il golf ha messo in piedi una lega milionaria e separatista, dove la WTA ha traslocato le sue finali tradendo una lunga storia e una tradizione di lotte femministe. Inter-Atalanta stasera e Juventus-Milan domani giocano nello stesso luogo dove un anno fa venne fischiato il minuto di silenzio per ricordare Gigi Riva. Non è bastato per un ripensamento.

ANSA

Del resto siamo nel pieno dell’età della superfetazione. Ogni evento si gonfia, si allarga, si allunga, come la plastilina tra le mani dei bambini, tutto deve durare di più per lasciare di meno: si va dove esistono garanzie per bancarie per sostenere l’insostenibile.

In estate il 2025 ci proporrà un nuovo esempio di calcio extralarge con la prima edizione dei Mondiali per club (13 giugno-14 luglio), torneo quadriennale per il quale ci si qualifica vincendo le Champions nei propri continenti oppure attraverso il ranking. Nessun Paese può avere più di due squadre, l’Italia manderà Inter e Juventus..

Per una dozzina di giorni si accavallerà agli Europei femminili (2-27 luglio, in Svizzera), un movimento in espansione, in certi Paesi più che altrove. Cresce in Inghilterra, avanza in Spagna, tiene in Germania, stagna in Francia. Da noi vive di lampi, la ritrovata competitività con il nuovo cittì Soncin potrebbe aiutare. Avversarie dell’Italia nel girone: Belgio, Portogallo e Spagna. Debuttano Polonia e Galles.

EPA

Pallamano, volley e basket: cosa succederà nei palazzetti

Era diventato un piccolo grande mistero dello sport italiano: l’assenza dalla scena internazionale di una Nazionale di pallamano competitiva. Dal 14 gennaio è una ferita che si sana con la prima partecipazione dell’Italia a un Mondiale a distanza di 28 anni dall’unico precedente. Ma resta tuttora la sola formazione azzurra a non essersi mai qualificata per un’Olimpiade. Non va meglio con le donne, presenti ai Mondiali anche loro una volta sola, nel 2001, ma solo perché si giocavano a Merano: da padrone di casa.

Eppure, quasi tutti i docenti di educazione fisica hanno fatto introdotto la pallamano nelle loro lezioni scolastiche almeno una volta, La pallamano non ha una memoria da tramandare. Ha perso terreno quando il resto d’Europa ha cominciato a commercializzarla come un prodotto, in quei paesi dove c’era un seguito maggiore. La forbice s’è allargata quando sono stati introdotti codici e protocolli per le riprese tv e per gli impianti. Inoltre, la concorrenza fra i pre-adolescenti è cresciuta con lo sbarco nelle scuole di hockey su prato , rugby a sette e cricket, presentati per intercettare abitudini e costumi dei figli dell’immigrazione.

Qualcosa è lentamente cambiato, lavorando sulle giovanili e sulla variante in spiaggia, la beach handball. Così avremo un’Italia maschile di pallamano nel girone con la Danimarca oro olimpico, l’Algeria e la Tunisia, nell’anno in cui pure gli altri sport da arene e palazzetti si giocano qualcosa. Il basket sarà con le due Nazionali agli Europei: le donne con il girone eliminatorio in casa dal 18 al 29 giugno (ultimo podio nel 1974), gli uomini dal 27 agosto al 14 settembre (mai fra i primi quattro negli ultimi vent’anni). I sorteggi si terranno a marzo.

La pallavolo invece va ai Mondiali. Le olimpioniche di Parigi dal 22 agosto al 7 settembre in Thailandia in un girone con Belgio, Cuba e Slovacchia, gli uomini difendono il titolo nelle Filippine dal 12 al 28 settembre cominciando da Algeria, Belgio, Ucraina.

Le prospettive del tennis

Jannik Sinner è già certo di restare al numero 1 della classifica mondiale anche dopo il primo Slam della stagione, gli Australian Open di Melbourne, dove andrà a difendere il titolo dal 12 al 26 gennaio. Ha un vantaggio che non è colmabile nel primo grande torneo dell’anno.

Ma le sue certezze finiscono qui. Il cammino di Jannik sarà tutto sulle uova, in attesa di conoscere il parere del Tribunale arbitrale dello sport di Losanna sul ricorso presentato dall’agenzia internazionale antidoping (WADA) sul caso Clostebol. La WADA non ha impugnato la sentenza sospettando un’azione dolosa, accetta il principio della contaminazione involontaria, ma chiede una sospensione per una negligenza, un omesso controllo sulle azioni dello staff.

È probabile che una decisione dalla Svizzera non arrivi prima di marzo, quando sarà sul punto di cominciare la stagione dei Masters 1000 sul cemento americano, tra Indian Wells e Miami. Jannik giocherà senza alcuna garanzia di poter finire la stagione, o comunque senza la certezza di doverla interrompere, nell’anno in cui l’Italia dovrà anche difendere la Coppa Davis conquistata per due stagioni di fila, e potrà farlo in casa, nel mese di novembre a Bologna: un altro segno di attenzione verso un movimento in crescita, dopo l’assegnazione del Masters ATP a Torino.

Ma il tennis italiano non è solo Sinner. L’anno è cominciato con 10 azzurri fra i primi cento del ranking mondiale, le donne sono tre e hanno in Jasmine Paolini una capofila che deve difendere i punti delle finali conquistati al Roland-Garros e a Wimbledon. Anche la Nazionale di Tathiana Garbin sarà chiamata in autunno a ripetersi in Federation Cup. La stagione è cominciata con la United Cup in Australia, manifestazione a squadre che prevede un singolare maschile, uno femminile, un doppio misto. Dopo aver battuto Svizzera e Francia nel girone senza perdere nemmeno un match con Cobolli, Paolini e Vavassori/Errani, domani mattina alle 7.30 l’Italia gioca i quarti.

Goggia ai Mondiali. Aspettando Milano-Cortina

Fra trentacinque giorni mancherà un anno esatto alla cerimonia di inaugurazione dei Giochi invernali di Milano-Cortina. Un’Olimpiade torna in Italia a venti anni esatti dall’edizione che toccò Torino cambiando il volto della città e la sua capacità d’attrazione sul mercato turistico internazionale. L’Italia arriverà all’appuntamento con un presidente del CONI diverso da Giovanni Malagò: le elezioni sono in agenda per il 26 giugno. Malagò non è riuscito a strappare né una deroga per un nuovo mandato né una proroga per restare in carica durante l’Olimpiade.

Milano-Cortina procede a zig zag fra controversie e polemiche. A lungo si è discusso sull’opportunità di spendere 81 milioni di euro per rifare una pista di bob che successivamente rimarrà inutilizzata. Il CIO non ha visto di buon occhio l’impuntatura italiana. La Lega si è molto battuta, il Pd regionale sosteneva che con quei soldi potevano essere realizzate 50 scuole medie, potevano essere installati 18.000 impianti fotovoltaici, potevano essere piantati 8 milioni di alberi.

ANSA

Una ulteriore ondata di critiche è arrivata nei giorni scorsi per un allarme sulle condizioni di sicurezza della pista Stelvio di Bormio, dove si terranno le gare veloci maschili: in Coppa del mondo le cadute sono state numerose, il francese Cyprien Sarrazin è stato operato per un edema alla testa.

Il 2025 sarà un anno di transizione ma con i Mondiali di tutte le discipline in calendario. Inizia lo sci alpino (4-16 febbraio) a Saalbach, in Austria, dove Sofia Goggia cercherà di conquistare quel titolo iridato che le è sempre sfuggito. Il suo rientro in Coppa del mondo dopo 10 mesi di stop per infortunio è stato portentoso.

Federica Brignone avrà le sue chance nel gigante e nel Super-G. Lisa Vittozzi va a giocardi le sue chance nel biathlon (12-23 febbraio), a Lenzerheide. Seguono lo sci di fondo (25 febbraio-9 marzo, Trondheim), freestyle e snowboard (16-30 marzo a Engadina), il curling a marzo in Canada.

Il ciclismo in Ruanda e in Albania

Il concetto più nuovo del marketing sportivo è andato a prendersi una delle più antiche fra le attività, quel furioso pedalare tra la gente che aspetta lungo la strada, quel ciclismo che Pier Paolo Pasolini definiva «una specie di romanzo a puntate con centomila personaggi tutti diversi». La promozione di sé e del territorio, la ricerca di una buona reputazione da mettere in vetrina è un concetto che lo sport ha imparato da tempo a conoscere, eppure mai come in questo 2025 il ciclismo ne sarà invaso.

È questo l’anno dei primi Mondiali su strada organizzati in Africa, una corsa per tradizione eurocentrica, con sporadiche incursioni nel Nord America (Montreal, Colorado Springs, Hamilton, Richmond), ancora più rare al Sud (San Cristóbal, Duitama), qualche deviazione dalla rotta per andare in Australia, in Giappone, più di recente in Qatar. L’Africa da tempo chiede attenzione. L’ascesa dell’etiope Biniam Girmay, vincitore di una Gand-Wevelgem e primo a imporsi in una tappa al Giro, ha reso naturale il processo.

È stato il Ruanda a vincere la corsa all’organizzazione, con un percorso fra i più duri di sempre per complessivi 5.475 metri di dislivello. Kigali si propone come nuovo polo di attrazione, così esposto da aver fatto chiedere in Spagna a El País se questa febbre sportiva sia un pilastro dello sviluppo del Paese o quello che chiamiamo sportswashing. Il governo di Paul Kagame celebra il suo impegno per lo sport come una via per il progresso. Le organizzazioni per i diritti umani sostengono che l'obiettivo è quello di insabbiare gli abusi del regime. Kigali è uno dei riferimenti della NBA in Africa, appare sulle maglie di Arsenal, PSG e Bayern con la scritta “Visit Rwanda”, ambisce a organizzare un GP di F1.

Sempre per la prima volta nella storia l’Albania ospiterà la partenza del Giro d’Italia: coincide con il periodo di più stretta collaborazione fra il governo Meloni e quello di Rama in materia di emigrazione. La rivista Ultimo Uomo si è chiesta quanto pesa ancora l'eredità coloniale europea, e in particolare italiana, nel nostro presente.

La nuova èra dell’atletica 

Dimentichiamo il calendario dell’atletica leggera così com’è stato sempre scandito. Continuerà a esistere la Diamond League, il circuito che riunisce tutti i principali meeting mondiali. Ma il suo monopolio è caduto, anzi crollato, sotto i colpi di una nuova imprenditoria che cerca formati innovati per andare a caccia di un pubblico vergine. Una imprenditoria che non è fatta di barbari estranei allo sport. Il primo dei nuovi organizzatori si chiama Michael Johnson, Ha messo insieme un montepremi di 12 milioni e mezzo di dollari e si è inventato il Grand Slam Track, quattro tappe tra Kingston, Miami, Philadelphia e Los Angeles (dal 4 aprile), per non obbligare la squadra Usa a dover volare spesso in Europa per gareggiare.

L’idea: mettere sotto contratto 47 atleti, un cast fisso al quale aggiungere di volta in volta un’altra cinquantina di nomi. Ogni appuntamento durerà tre giorni. Ogni atleta gareggerà in due eventi, ce ne saranno sei coppie per genere. Johnson dice di aver capito cosa vuole la gente negli anni da opinionista in tv.

EPA

L’altro imprenditore che si affaccia sulla scena è Alexis Ohanian, fondatore di Reddit, marito di Serena Williams. Nello scorso mese di settembre ha inventato Athlos, un numero di eventi per sole donne, non più di sei, e tutti in pista. «È diventata una tendenza cercare l’oro in sport meno esplorati» ha scritto la rivista The Athletic. Un fermento che ha spinto la federazione internazionale a inventarsi qualcosa per evitare il sorpasso: nel 2026 nascerà Ultimate Championships con cadenza biennale e i gettoni più ricchi mai offerti. Senza dimenticare che dal 13 al 21 settembre Tokyo ospiterà i Mondiali.

È una bagarre nei calendari che il nuoto ha già conosciuto durante il lockdown, quando la International Swimming League ha radunato nella bolla di Budapest il meglio del meglio del nuoto per una specie di campionato a squadre permanente, fatto di sfide fuori dai canoni. La reazione: il nuoto disputa a Singapore (11 luglio-3 agosto) la quarta edizione dei Mondiali in quattro anni. Per riposare ci sarà tempo.

© Riproduzione riservata