La fascia di età 65-70 anni è la più interessata dalle truffe in Italia, secondo quanto riportato dal ministero dell’Interno: un fenomeno che si sta spostando sempre più su Internet. Con l’aumento delle attività digitali tra le persone anziane e lo sviluppo di tecniche sofisticate, potenziate dall’intelligenza artificiale, è infatti sempre più semplice ingannare chi, tra questi utenti, ha meno dimestichezza con il web.

Per un anziano denunciare è molto più complesso, emotivamente e fisicamente, rispetto alle altre vittime di frode. Ma in questo modo il fenomeno rimane difficilmente circoscrivibile e chi lo subisce rischia di finire in spirali di depressione e solitudine.

I numeri delle truffe online agli anziani

A oggi, circa una truffa su quattro nei confronti di un anziano (il 26 per cento del totale) avviene attraverso servizi telefonici e online, denuncia l’Anap, l’Associazione degli artigiani in pensione. Tra i motivi c’è il rallentamento nella ricezione degli stimoli e delle informazioni che aumenta con l’avanzare dell’età, combinato però spesso a un altro fattore, che è l’esclusione sociale.

Secondo l'ultimo rapporto Istat sulle condizioni della popolazione anziana del 2022, infatti, in Italia ci sono più di 3,5 milioni di famiglie composte da una sola persona che ha oltre settant’anni. Circa un terzo di queste persone ha gravi limitazioni nell'autonomia.

«Negli incontri educativi che facciamo su come comportarsi in queste situazioni diciamo spesso: “Quando ricevete delle richieste particolari, prima di rispondere parlate con chi è vicino a voi”. Ma molti ci rispondono: “Sì, ma non c'è nessuno”», spiega la dottoressa Francesca Bonarelli, psicoterapeuta e coordinatrice dei servizi di psicologia presso l’Associazione Rivivere, che negli ultimi anni prende in cura persone anziane vittime di frode.

Spesso, spiega poi la dottoressa, se il denaro viene subito restituito il trauma viene processato più velocemente. Il problema, però, è che il furto virtuale di dati sensibili funziona in modo diverso rispetto a un’estorsione “reale”.

Quali sono le tipologie di scam

Secondo le statistiche delle forze dell’ordine, la maggior parte dei furti d’identità nell’ambito delle frodi informatiche avviene tramite le tecniche dello smishing (il 64 per cento dei casi) e del vishing (il 19 per cento).

In queste due tipologie di truffe, i criminali si fingono operatori di aziende di beni e servizi, o membri delle forze dell'ordine, per ottenere informazioni personali. Capita che sul display del telefono delle vittime appaia addirittura il numero reale dell’istituzione che i truffatori stanno fingendo di rappresentare.

Un esempio comune è l’sms che sembra provenire dalla propria banca, in cui si chiede all'utente di accedere al proprio conto online tramite un link che appare simile al dominio dell'istituto di credito e che reindirizza a un sito praticamente identico a quello ufficiale. Per rendere la truffa ancora più credibile, spesso la vittima viene contattata da un falso operatore bancario.

Il 12 per cento dei furti d’identità, invece, avviene tramite phishing, cioè l’uso di e-mail fraudolente. Un esempio comune sono i messaggi che informano di un ritardo nella consegna di un pacco, o della giacenza del pacco, e richiedono di cliccare su un link per organizzare una nuova consegna.

Anche su whatsapp possono verificarsi truffe di questo genere. Alcuni messaggi sfruttano, ad esempio, il sentimento di affetto, come quelli in cui i truffatori si identificano in un familiare: «Papà, sono senza telefono, il mio si è rotto. Puoi mandarmi un whatsapp a questo numero?».

L’effetto sorpresa e la paura sono quindi alla base della riuscita di queste truffe, che fanno leva sulla inesperienza e sulla debolezza delle persone che le subiscono, riportano le associazioni. L’estorsione di denaro, però, ha un potenziale impatto anche sull’equilibrio psico-sociale delle vittime.

L’impatto psicologico

Come accade a tutti coloro che vivono un trauma, anche gli anziani che subiscono una truffa sviluppano conseguentemente delle vulnerabilità, nel loro caso aggravate da reti sociali più limitate e condizioni di fragilità psicofisica.

Il primo effetto, e anche il più dannoso, è la colpevolizzazione che provano, vergognandosi di non essere stati abbastanza cauti oppure ritenendo di non essere più capaci di prendersi cura di sé stessi, riportano gli esperti.

Secondo la dottoressa Bonarelli, la maggior parte delle vittime riesce nel tempo a trovare le risorse per superare la violenza subita. Se questo non accade, però, i disagi che gli anziani sviluppano si cronicizzano poi in situazioni di malessere psichico.

La frode, infatti, provoca in alcuni un’ansia persistente all’idea di stare in casa da soli, fino allo sviluppo di forme di insonnia e stati depressivi. In genere, le vittime di una certa età tendono poi a chiudersi in una bolla di auto emarginazione e raramente si rivolgono in autonomia alle istituzioni. Solo il 47 per cento degli anziani che subiscono estorsione denuncia, infatti, l'accaduto alla polizia.

Quando poi si tratta di truffe online i numeri calano ancora più drammaticamente, con meno di una persona su cinque che decide di rivolgersi alle forze dell’ordine.

«La vergogna in questi casi è un sentimento un po’ pericoloso, perché tende ad aumentare l'isolamento in un momento in cui, invece, si avrebbe bisogno del contesto, dell'aiuto degli altri, del sentire che ciò che è successo non è capitato solo a te, ma potrebbe capitare a tutti», dice la dottoressa Bonarelli.

Oltre al senso di umiliazione e timore, le persone di una certa età tendono a non cercare un aiuto terapeutico anche perché culturalmente ci sono meno abituate. Quel tipo di supporto, invece, è fondamentale nel soddisfare il bisogno di vicinanza umana della vittima, oltre che nel valutare gli effetti specifici della violenza su quella persona, dice la dottoressa Bonarelli.

Al contrario, gli anziani continuano a riporre grande fiducia in amici e familiari, motivo per cui è importante che le persone care li indirizzino verso percorsi di supporto, anche legale ed economico.

Quali sono le possibili soluzioni

Dal 2019 il governo italiano dedica una quota di 2 milioni di euro del Fondo Unico Giustizia alla prevenzione e contrasto delle truffe online agli anziani. Tra le iniziative promosse dai contributi del Fondo ci sono iniziative di supporto, ma anche campagne informative e formative per prevenire potenziali situazioni di rischio.

I percorsi di formazione, però, non sempre sono sufficienti. Non è detto che se si è più informati, capiti meno di subire truffe, spiega la dottoressa Bonarelli: «E non basta nemmeno dire all'anziano di chiudersi in casa e non rispondere a nessuno, che anzi può essere controproducente».

A essere rinforzato dovrebbe essere, piuttosto, lo sviluppo di iniziative sociali che permettano a queste persone di fare affidamento sul supporto di altre persone, come può accadere all’interno di uno stesso quartiere o anche della stessa palazzina.

«Bisognerebbe puntare a costruire delle reti di prossimità, un mondo umano intorno alle persone, che è un fattore molto protettivo. Così tu quando ricevi quella telefonata, sai che non sei solo a rispondere», aggiunge.

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