La vicenda della giudice di Catania Iolanda Apostolico che aveva suscitato tanto clamore mediatico e critiche da parte della destra italiana si è conclusa con un nulla di fatto. E per evitare un giudizio severo della Corte di giustizia europea, che rischiava di inficiare il decreto Cutro anche nelle parti che riguardano la realizzazione dei cpr in Albania, il Viminale ha deciso di fare un passo indietro.

A fine settembre è arrivata la decisione delle sezioni unite civili della Cassazione sulla decisione di alcuni giudici di non convalidare i fermi dei migranti in applicazione del decreto Cutro (che ha suscitato dure reazioni del governo Meloni). Apostolico, così come altri giudici, aveva deciso di non convalidare il trattenimento di un migrante tunisino in un centro di permanenza per il rimpatrio, nonostante questo non fosse in grado di pagare la cauzione da cinquemila euro come previsto invece dal decreto varato dopo il naufragio di Cutro, nel quale morirono almeno 94 persone nel febbraio del 2023.

Il ricorso ritirato dal ministero 

Le sezioni unite civili della Cassazione, con due ordinanze, hanno dichiarato «estinto il giudizio» sul ricorso presentato dal ministero dell'Interno e dal Questore di Ragusa. La decisione segue la scelta del ministero dell'Interno e del Questore di depositare la rinuncia al ricorso chiedendo «la dichiarazione di estinzione del giudizio» ritenendo che sia «venuto meno il loro interesse all'impugnazione in ragione della irreperibilità» dei migranti destinatari del provvedimento e dal «sopravvenuto nuovo decreto interministeriale che ha introdotto una nuova disciplina integrativa».

Le sezioni unite civili della Cassazione hanno anche disposto «il ritiro della domanda di pregiudiziale» presentata alla Corte di giustizia europea e dichiarati assorbiti i ricorsi incidentali.

I giudici di Strasburgo erano infatti stati chiamati a pronunciarsi in via d'urgenza sulla garanzia finanziaria di circa 5mila euro che un richiedente asilo deve versare per evitare di essere trattenuto in un centro alla frontiera in attesa dell'esito dell'iter della domanda di protezione. La Corte di giustizia europea, su parere dell'avvocato generale, lo scorso 26 febbraio non ha accolto la domanda pregiudiziale avanzata dalla Corte di Cassazione sull’applicazione del decreto Cutro, decidendone la trattazione con la procedura ordinaria, non iniziata.

«Il ritiro della domanda di pronuncia pregiudiziale - affermano le sezioni unite civili della Cassazione nelle due ordinanze - non ingenera dubbi neppure riguardo all'estensione delle competenze della Corte di giustizia, visto che, a fronte del ritiro, resta sempre affidata alla valutazione della Corte la decisione sul se pronunciarsi o meno».

Il dato più eloquente che emerge da tutto ciò è la richiesta da parte del Viminale dell’estinzione del giudizio, dopo i tantissimi attacchi del governo nei confronti della magistrata, in primis di Matteo Salvini che aveva anche pubblicato dei video che ritraevano Apostolico durante una manifestazione. Interpellato sulla questione il Viminale fa sapere di non commentare notizie riguardo magistrati.

La storia

La vicenda è iniziata il 2 ottobre del 2023 quando la giudice civile del tribunale di Catania - sezione immigrazione - Iolanda Apostolico aveva depositato un’ordinanza con la quale non convalidava il trattenimento di un migrante tunisino in un cpr, nonostante quest’ultimo non avesse pagato la cauzione prevista dal decreto Cutro. 

La motivazione fornita dalla giudice è che, a suo avviso, la norma era contraria alle direttive dell’Unione europea in materia. Il decreto ministeriale, infatti, prevedeva la possibilità per i migranti arrivati in Italia da paesi considerati sicuri di fornire una «garanzia finanziaria» di 4.938 allo stato per evitare di aspettare nei cpr la risposta alla loro richiesta asilo.

Una decisione che aveva fatto infuriare la premier, Giorgia Meloni, che commentò così la notizia: «Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto».

Pesanti critiche sono state formulate anche da parte del vicepremier Salvini, che ha postato sui suoi canali social un video in cui si vede la giudice Apostolico partecipare nel 2018 a un sit-in di protesta contro il governo che non aveva permesso lo sbarco di alcuni migranti dalla nave Diciotti che li aveva soccorsi.

All’epoca Salvini era ministro dell’Interno, e nei mesi successivi verrà implicato nella vicenda giudiziaria di Open Arms per un caso analogo.

Per l’attuale titolare del ministero dei Trasporti, quel video era la dimostrazione che Apostolico aveva dei pregiudizi personali nei confronti delle misure del governo e un approccio con un occhio di riguardo in favore dei migranti.

Da parte sua, invece, la giudice ha difeso il suo operato: «Il mio provvedimento è impugnabile con ricorso per Cassazione, non devo stare a difenderlo. Non rientra nei miei compiti. E poi non si deve trasformare una questione giuridica in una vicenda personale». Senza contare che altri giudici hanno deciso in maniera analoga su alcuni casi come accaduto a Firenze il 4 ottobre 2023.

Le modifiche del ministero

Ma cosa ne è rimasto di quella cauzione introdotta dal governo Meloni? Dopo le decisioni dei giudici di Catania, il governo ha fatto ricorso in Cassazione, a cui ha chiesto di pronunciarsi contro la mancata applicazione delle misure del decreto Cutro. Ma questo rischiava far approdare la questione nelle scrivanie della Corte di giustizia che avrebbe anche potuto esprimere il suo giudizio su altri punti del provvedimento varato dopo la strage di Cutro, tra cui anche la realizzazione dei centri per i migranti in Albania smontando uno dei cavalli di battaglia della premier Meloni dell’ultimo anno. 

Per questo motivo in un secondo momento, a maggio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva annunciato di essere pronto a eliminare la cauzione o graduare l’importo con «un’applicazione caso per caso» della misura. Detto fatto. Il 10 maggio scorso è stato firmato da Piantedosi e dai ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, un nuovo decreto ministeriale specifico sulla questione della cauzione. Ma cosa cambia?

Il documento, si legge nel testo, ha l’obiettivo di «assicurare la flessibilità alla prestazione della garanzia finanziaria anche dal punto di vista soggettivo, sulla base di una valutazione effettuata caso per caso». Questo significa che se «lo straniero consegna il passaporto o altro documento equipollente in corso di validità», il decreto «non si applica». 

Inoltre, la misura abbassa abbassa anche livello della cauzione richiesta, stabilendo una cifra minima di 2.500 euro e una massima di 5.000 euro che sarà decisa dal questione competente «con valutazione compiuta caso per caso e tenuto conto della situazione individuale dello straniero».

A influire sulla decisione del questore, tra le altre cose, c’è «il grado di collaborazione fornita dallo straniero nelle procedure di identificazione, desumibile dalla documentazione, anche di natura elettronica». Se si collabora la cifra richiesta sarà minore e se si presenta un passaporto la cauzione viene annullata. Questo perché qualunque persona dimostra di provenire da uno stato della lista dei paesi sicuri viene rimpatriato nel giro di pochi giorni. 

© Riproduzione riservata