Non solo il caso di Boccia, il ministro della Cultura ha già dei precedenti come il conflitto di interessi del giornalista ed editore Giubilei. Tra i consulenti c’è poi il pieno di fedelissimi e un ex missino
Gli scivoloni sullo staff sono stati la specialità della casa di Gennaro Sangiuliano. Al Collegio romano, sede del ministero della Cultura, se ne sono viste parecchie fin dall’inizio della legislatura, tra improvvisi allontanamenti di collaboratori e un bel po’ di «amichettismo», proprio quello contestato alla sinistra, tra ex dirigenti del Msi e professionisti di fiducia.
Appena poche settimane fa, l’ex direttore del Tg2 prestato alla politica ha cacciato il suo social media manager, Michele Bertocchi, indicato come il responsabile della card sui «due secoli e mezzo di Napoli» per parlare del comitato Neapolis 2500.
Certo, successivamente ha specificato di non averlo licenziato, perché “tiene famiglia”, ma comunque gli ha dato una mansione diversa da quella ricoperta precedentemente.
Chissà quale metro avrebbe applicato il ministro di fronte alla sua collezione di gaffe, compresa la lettera – svelata da Domani – in cui il ministro metteva sul piatto centinaia di milioni da destinare al cinema pur di accontentare il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
La vicenda è in quel caso rientrata, ma il ministro ha messo in conto una vendetta da servire fredda: un libro di “contro-gaffe” di cronisti e intellettuali. Fatto sta che la vicenda di Maria Rosaria Boccia, ufficialmente mai consulente ma, da quello che emerge, ex collaboratrice de facto del ministro, è solo l’ultimo passo, forse quello fatale, di un rapporto complicato con i componenti dello staff.
Che qualcosa andasse storto, era chiaro già ai tempi della scelta di Francesco Giubilei come consigliere «per i giovani». Il volto televisivo della destra era stato arruolato per 40mila euro prima di rassegnare le dimissioni.
Il Foglio ha poi raccontato come il Mic avesse finanziato, nell’ambito di un bando, con 46mila euro, la fondazione Tatarella, presieduta proprio da Giubilei. Scoperchiato il conflitto di interessi, l’editore e giornalista ha compiuto il passo indietro per «ragioni di opportunità».
Ripescati e amichetti
E mentre a Boccia è stata negata una collaborazione a titolo gratuito, un posticino è stato trovato – a metà maggio – ad Aida Romagnuolo, con un compenso di 20mila euro all’anno.
Un premio di consolazione dopo la mancata elezione nel Consiglio regionale del Molise: Romagnuolo non ha conquistato il seggio per una manciata di preferenze, poco più di 100. Sangiuliano l’ha comunque ripescata nelle vesti di consigliera per le aree interne e montane.
Il ministro, lontano dai riflettori, aveva già provveduto a rimpinguare a dicembre dello scorso anno la ricca schiera di consulenti, contrattualizzando (per 40mila euro annui) Stefano Bruno Galli, docente con un curriculum da leghista doc. È stato infatti assessore all’Autonomia e alla cultura della regione Lombardia nella precedente giunta di Attilio Fontana.
Per l’occasione ha dismesso la camicia verde da bossiano della prima ora per fornire i propri suggerimenti al meloniano Sangiuliano. Il campo d’azione individuato è quello «per i rapporti con gli enti territoriali e locali in materia di valorizzazione del patrimonio culturale».
In pianta stabile, quasi dall’inizio del mandato figura Salvatore Sica, socio fondatore dello studio legale Sica che ha uno stretto rapporto professionale con Sangiuliano: è stato spesso il suo legale di fiducia, compreso nel caso della querela a Roberto Saviano.
L’intellettuale lo aveva definito il «galoppino di Cosentino». Sica ricopre il ruolo di consigliere per i diritti d’autore e la digitalizzazione per 20mila euro (lordi) all’anno.
A titolo gratuito, come voleva Maria Rosaria Boccia, figura nello staff Luciano Schifone, altro profilo noto dentro Fratelli d’Italia e che ha una figlia d’arte, Marta Schifone, eletta alla Camera nel partito di Giorgia Meloni.
Schifone senior è stato un peso massimo del Msi, poi di An e quindi è approdato a Fratelli d’Italia, ricoprendo il ruolo di consigliere e assessore regionale fino ad arrivare nell’Europarlamento. Una sinfonia perfetta, insomma, nel team di Sangiuliano con una direttrice d’orchestra d’eccezione, assunta per 30mila euro annui: Beatrice Venezi.
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