Arrivato il via libera dalla gip: ieri la procura aveva dato parere positivo alla revoca della misura. L’ex governatore ha lasciato l’incarico pochi giorni fa: per gli inquirenti non ci sarebbe più il rischio di reiterazione del reato. Era agli arresti dal 7 maggio nell’ambito dell’inchiesta per corruzione che ha terremotato la regione
Giovanni Toti è tornato libero. Dopo le dimissioni di venerdì scorso, l’ormai ex presidente della Liguria ha ottenuto il via libera alla revoca degli arresti domiciliari. Mercoledì 31 luglio la procura, su richiesta dei suoi legali, ha infatti dato parere positivo alla liberazione dell’esponente di centrodestra, agli arresti dal 7 maggio scorso nell’ambito dell’inchiesta sul sistema di corruzione che ha terremotato la regione. La palla è quindi passata alla giudice per le indagini preliminari, Paola Faggioni, che nella mattinata di giovedì si è espressa positivamente rispetto alla liberazione di Toti.
Per gli inquirenti, dal momento che l’ex governatore ha lasciato il suo incarico in regione, non ci sarebbe più il rischio di reiterazione del reato. Il tribunale del Riesame aveva già sostenuto come fosse venuto meno il rischio di inquinamento probatorio. Su Toti pendono due misure cautelari di arresti domiciliari, per corruzione e finanziamento illecito di partiti.
Diversa appare, invece, la situazione dell’imprenditore Aldo Spinelli: gli inquirenti tengono il massimo riserbo, ma il parere potrebbe essere negativo. A pesare, per la sua posizione, potrebbero essere state le parole del Riesame: «È palese l'esistenza, a carico di Spinelli, di un metodo da sempre adottato dall'indagato nel perseguimento degli interessi economici-imprenditoriali delle aziende che formano il "gruppo" da lui formato». L'imprenditore, scrive ancora il Riesame, «ha poi espressamente sostenuto di avere da sempre, nella cura dei propri interessi imprenditoriali, contattato gli esponenti politici di turno in relazione ad attività amministrative che rivestivano un particolare interesse per le aziende del suo gruppo imprenditoriale».
Intanto per i tre principali indagati nell’inchiesta sul sistema di corruzione scoperto dalla procura del capoluogo ligure – oltre a Toti e Spinelli, c’è anche l’ex presidente dell’autorità portuale, Paolo Emilio Signorini – il processo si avvicina. Per loro, infatti, qualche giorno fa i magistrati hanno chiesto il giudizio immediato.
Le indagini
L’inchiesta, partita nel 2020 dalla procura di La Spezia e poi trasferita a Genova, si è concentrata inizialmente sull’intreccio tra finanziamenti elettorali e concessioni portuali (l’ipotesi di reato iniziale era finanziamento illecito). Ma nel corso dei mesi alla vicenda si sono aggiunti nuovi indagati e si sono aperti nuovi filoni, dal business dei rifiuti alla sanità privata fino a un’ipotizzata truffa sul Covid.
Un meccanismo fatto di erogazioni da una parte e di favori dall’altra, già ribattezzato «sistema Toti». La tesi principale della procura di Genova è che i finanziamenti erogati al governatore ligure – alla sua fondazione prima, al comitato elettorale poi – sarebbero in realtà tangenti. L’inchiesta è partita, per poi allargarsi velocemente, da una triangolazione tra Toti, Spinelli e Signorini.
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