Un’accelerazione sulla manovra che ha provocato una sbandata. La strategia del governo si sta rivelando l’ennesimo errore, che ha messo ancora di più sotto pressione Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia.

Anche perché la sindrome del complotto ha blindato le prime bozze, rimaste top secret.

Dai ministeri le hanno cercate per giorni senza ricevere nemmeno un appunto. «In Consiglio dei ministri è stato approvato un foglio bianco, sventolato da Giorgetti con una serie di titoli», raccontano a Domani fonti governative.

Senza testo

Giorgia Meloni, d’intesa con il suo inner circle, a inizio settimana ha ordinato il blitz per approvare la manovra, portandola in anticipo in Consiglio, con lo scopo di porre fine allo stillicidio di polemiche quotidiane. Nonostante l’assenza degli articoli del provvedimento.

Le uscite comunicative del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, hanno reso necessario troppe puntualizzazioni. Ecco la volontà di strappare e rivendicare il passo in avanti. Ma, come recita il vecchio adagio, la fretta è cattiva consigliera. Se il moltiplicarsi dei ritardi rappresentava un oggettivo problema, l’accelerazione – senza avere nulla in mano – ha peggiorato il quadro.

Il risultato è di aver aumentato la confusione sotto il cielo della legge di Bilancio: è stato approvato un guscio vuoto. Gli uffici del Mef stanno ancora lavorando al provvedimento.

Del resto, secondo il calendario ufficiale, il testo dovrebbe essere trasmesso al parlamento entro il 20 ottobre. La smania meloniana di fare velocemente ha contribuito a ingarbugliare la situazione. Prestando il fianco agli attacchi delle opposizioni.

Il progetto di Meloni era di spingere sullo storytelling della destra che colpisce le banche per finanziare gli ospedali, con una spruzzata di iniziative per la natalità, ossia il ritorno sul proscenio del renziano bonus Bebè in una nuova versione. Per rinforzare il messaggio d’intesa è arrivata la foto dell’aperitivo dei tre leader, Meloni, Salvini e Tajani, intorno a un tavolo rilassati.

Solo che «è più facile fare una conferenza stampa che scrivere una legge di Bilancio. Così stiamo discutendo sul nulla, ed è qualcosa di pericoloso», dice Daniele Manca, capogruppo del Pd in commissione Bilancio al Senato.

L’effetto annuncio è comunque durato giusto il tempo intercorso tra il via libera in Cdm e la conferenza stampa del mattino successivo di Giorgetti. Appena è uscito qualche dettaglio, il mondo della sanità ha manifestato il proprio malcontento.

Medici e infermieri continuano a minacciare una possibile mobilitazione nei prossimi mesi. «C’è un grandissimo deficit comunicativo da parte del governo: non sanno comunicare, questa è la base», ha attaccato Pierino Di Silverio, segretario del sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed interpellato dall’agenzia Adnkronos. «Dopodiché», ha spiegato Di Silverio, «c’è un grande problema di rapporti con le parti sociali».

Il Mef rivendica ancora lo stanziamento «record» di 2,3 miliardi di euro per il 2025, che comunque risulta inferiore rispetto ai 3,2 miliardi di euro prospettati dalle prime indiscrezioni.

Nella realtà l’investimento sulla sanità è in frenata. «In tutta Europa la spesa sanitaria si calcola in rapporto al Pil e non in termini assoluti», osserva Manca, che conclude con un affondo: «Ascoltiamo la propaganda di governo, ma in attesa del testo della manovra le uniche certezze sono i tagli ai ministeri e agli enti locali presenti nel Documento programmatico di bilancio».

Meno sanità

Secondo le proiezioni del Pd, fatte dal responsabile economico Antonio Misiani, il Fondo sanitario nazionale ha oscillato «tra un minimo del 6,31 per cento (2022, governo Draghi) e un massimo del 7,18 per cento (2020, governo Conte II)». Con Meloni «nel 2025-2026 si scenderà al 6,05 per cento». Quindi, «il minimo storico degli ultimi 15 anni», sentenziano dal Pd.

E non solo. L’Abi, l’associazione delle banche, non si esprime sugli annunci del governo. Attende il dettaglio degli articoli di legge che forniscono il quadro normativo.

Le dichiarazioni sui «pescatori e gli operai contenti della manovra» (copyright Giorgetti) sono poco più che propaganda a buon mercato. Il meccanismo del contributo delle banche e delle assicurazioni potrebbe essere «un semplice prestito», come lo definisce Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, perché «il governo Meloni ha chiesto un’anticipazione di liquidità per restituirlo successivamente».

Alla Camera si attende il famigerato testo, ed è partita una sorta di totoscommesse sull’approdo effettivo in parlamento. Giorgetti ha garantito che la prima versione sarà completata nei tempi stabiliti, quindi entro il 21 ottobre. «Vedremo», è il mood dei deputati in Transatlantico, mentre si discetta sugli annunci e sui titoli della legge di Bilancio.

© Riproduzione riservata