Tra i referendum proposti agli elettori dei singoli stati assieme alla scheda per il voto politico, ce n’erano anche diversi dai contenuti sociali che contraddistinguono la sinistra.

In Nebraska e Alaska, ad esempio, ha vinto un referendum per garantire il congedo retribuito per malattia. In Missouri gli elettori hanno votato a favore dell'aumento del salario minimo. Dei dieci referendum sull’aborto sette sono passati, quello della Florida stravinta da Donald Trump non ha raggiunto il quorum necessario del 60 per cento di Sì, quelli del Nebraska e del South Dakota sono stati bocciati.

Cosa hanno in comune Nebraska, Missouri, Arizona, Alaska? Sono Stati dove Donald Trump ha vinto e, Arizona a parte, sono Stati solidamente repubblicani. Se guardiamo ai sondaggi nazionali sull’aborto, sul controllo delle armi, sui congedi parentali e per malattia, sul salario minimo orario, scopriremo che in genere la maggioranza degli americani è favorevole a una forma moderata di progressismo. Il risultato elettorale di Kamala Harris ci segnala però che la candidata e il suo partito non sono in grado di capitalizzare su un’opinione pubblica che sembra apprezzare le politiche proposte dai democratici.

Le ragioni di un disastro

Come spiegare allora il disastro 2024? Le ragioni di una sconfitta storica sono molte e molto diverse tra loro. Cominciamo con la nomination. L’ostinazione di Joe Biden a rimanere in corsa fino all’estate e la sua scelta di nominare Kamala Harris hanno prodotto l’impossibilità di svolgere primarie e selezionare un candidato popolare nella base del partito e capace di vincere una contesa elettorale e hanno anche bloccato ipotesi diverse di percorso verso la nomination (una convention, mini primarie, ecc.).

Questo ha reso Harris una candidata calata dall’alto, senza un suo progetto, senza un profilo, senza una campagna strutturata – nel senso di staff, strateghi fidati, consiglieri. Il poco tempo a disposizione ha anche reso difficile per la vicepresidente l’individuazione di politiche da proporre, di testarne il gradimento, di costruire una narrazione.

Il secondo aspetto riguarda il messaggio generale ed è collegato alla scelta della candidata. Difficile dire “voltiamo pagina”, quando sei la vicepresidente in carica e ti guardi bene dal criticare le politiche dell’amministrazione di cui fai parte.

Tra Harris e Biden non c’era luce su Gaza, sull’economia, sull’immigrazione e ripetere «non sono Biden» non è abbastanza. Il presidente democratico ha un indice di gradimento molto basso da almeno tre anni e la stragrande maggioranza degli americani è scontenta dello stato delle cose. Proporre continuità agli scontenti non è una scelta particolarmente brillante.

Il terzo aspetto riguarda la candidata Harris. Chi ha seguito le primarie del 2020 sapeva che Harris non è una brava campaigner e che le manca fiuto politico. Durante questi mesi ha ripetuto in maniera ossessiva la sua storia di figlia di immigrati che ce l’hanno fatta, una storia vera ma che non funzionava perché sembrava la copia sbiadita di quella di Barack Obama. Ma il difetto non è questo, quanto la volontà piuttosto palese anche a un elettore ingenuo, di evitare di rispondere alle domande in maniera chiara.

Nemmeno Donald Trump risponde alle domande scomode, ma rilancia, cambia discorso, è il suo stile. Harris risponde difendendosi e senza rispondere. Le non risposte su Gaza sono l’esempio più forte, ma ce ne sarebbero altri.

Un quarto aspetto è la scelta della caccia al voto moderato. Portare sul palco Liz Cheney per corteggiare un elettorato repubblicano che avrebbe dovuto abbandonare il partito che fu di Reagan per difendere l’ordine costituzionale non ha funzionato. Dire che governerai anche con i repubblicani, quando questi (tutti) ti dipingono come una pericolosa marxista, non è credibile.

Il messaggio ambiguo

Infine, e la questione non riguarda Harris ma tutto il partito democratico, non si può essere il partito dei sindacati e di chi non li vuole, il partito che critica Big Pharma o Big Tech ma ha anche amici della Silicon Valley e di Wall Street.

Non si tratta di purezza ideologica ma di coerenza del discorso: si può essere incrementali, ma con un’idea chiara da trasmettere. E fuori dalle metropoli e dalle coste, Harris, eletta in California, moglie di un avvocato miliardario, frequentatrice di jet-set, non suonava come una figura vicina al popolo. Con questa strategia moderata Harris ha raccolto qualche voto in più tra le persone anziane, ma probabilmente ha perso nel non voto diversi giovani (non abbiamo ancora il dato).

Non solo, da più di dieci anni il partito democratico ha enormi difficoltà a intercettare il voto bianco meno abbiente, queste elezioni ci dicono che oggi questa difficoltà riguarda un po’ anche le minoranze. Non rappresentare la situazione economica come complicata fin dall’inizio è stato un errore madornale: l’inflazione ha reso la vita delle persone più difficile, specie di quelle che guadagnano meno.

Altri errori sono stati l’atteggiamento generale nei confronti di Gaza dell’amministrazione Biden e anche quello del partito democratico degli anni passati sulla questione dei diritti di genere o della rilettura della storia. Non si tratta di non avere un discorso articolato sulla storia Usa, ma di non farsi trascinare su questo terreno dai movimenti di protesta.

La rabbia dei neri dopo la morte di George Floyd o le dispute sui temi dei diritti trans andavano interpretate con una narrazione “per”, mentre invece la loro rappresentazione è spesso stata “contro”. Su certi temi serve la capacità di fare egemonia, non scontro di civiltà contro le bestie incivili (poliziotti o omofobici e transfobici che siano). Dire a un paese che ha come religione il culto di sé stesso e del suo essere speciale che la sua storia è una schifezza (anche se per ampi tratti lo è) non è una buona idea.

C’è poi un’ultima cosa e non riguarda le responsabilità e gli errori democratici. Harris è donna ed è nera e c’è un pezzo di America piena di pregiudizi nei confronti della minoranza afroamericana, quando non razzista, o che ancora pensa che una donna non sia in grado di reggere la pressione del governo.

Quei voti Harris non li avrebbe presi comunque, per questo avrebbe dovuto cercare strade per trovarne altrove. La sua campagna attenta più a non fare errori e a indicare il pericolo Trump che a far immaginare un futuro migliore non era la strada giusta per farlo.

© Riproduzione riservata