La guerra di Benjamin Netanyahu contro magistratura e istituzioni è identica a quella di Donald Trump in America: l’obiettivo è rafforzare il potere autocratico in nazioni sempre meno democratiche. A Tel Aviv, la polizia ha annunciato che due consiglieri di Netanyahu, Yonatan Urich e Eli Feldstein, ex portavoce del premier, sono stati arrestati nell'ambito del Qatargate, indagine su presunti legami illeciti con il Qatar condotta dalla polizia e dallo Shin Bet, il servizio segreto interno.

I due stretti collaboratori di Netanyahu sono sospettati di contatti con un agente straniero, accettazione di tangenti, frode e riciclaggio di denaro. Come aggravante, va considerato che il Qatar, sede dei negoziati per il cessate il fuoco a Gaza, allo stesso tempo (con il consenso di Netanyahu) ha finanziato Hamas con l’invio di 30 milioni di dollari al mese.

Documenti riservati

L'ex portavoce di Bibi è accusato di aver danneggiato la sicurezza nazionale in un caso di furto e fuga di documenti riservati dell'Idf, lavorando per il Qatar tramite una società internazionale incaricata da Doha di fornire ai giornalisti storie positive durante i Mondiali di calcio del 2022. Anche Yonatan Urich e Yisrael Einhorn, dell’ufficio del premier, hanno svolto attività di pubbliche relazioni per il Qatar.

Terremoto politico-giudiziario grave perché ad avviare l’indagine sul “Qatargate ebraico” è stato il capo dello Shin Bet, Ronen Bar. E per questa vicenda - due settimane fa - Netayahu lo ha licenziato.

Come non bastasse, il primo ministro ha annunciato di voler nominare Eli Sharvit, un ex ammiraglio della Marina, al vertice dello Shin Bet, nonostante le ben otto petizioni presentate all'Alta Corte di Tel Aviv contro il licenziamento di Bar (che non saranno ascoltate fino all'8 aprile) mentre la Corte ha “congelato” il licenziamento di Bar.

Con l'annuncio della nomina di Sharvit a prossimo capo del servizio segreto interno (l’estero fa capo al Mossad) l’accusato licenzia l’accusatore. E intanto il governo ha già approvato all’unanimità un decreto-legge per iniziare il processo di rimozione di Gali Baharav-Miara, procuratore generale di Israele, magistrata bastione del dissenso a cui fanno capo le inchieste sulla corruzione.

Estremisti kahanisti

Ma c’è di più. Sui media israeliani sono circolate notizie riguardanti un'altra indagine dello Shin Bet sulle infiltrazioni di elementi estremisti kahanisti all'interno delle forze di polizia e sui legami con figure politiche di spicco, tra cui il ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir. Per Channel 12 News, Ronen Bar in una lettera del 26 settembre 2024 avrebbe definito la diffusione dell'ideologia kahanista nelle istituzioni un «fenomeno pericoloso», incaricando agenti dello Shin Bet di raccogliere prove e testimonianze in merito.

Lo Shin Bet ha però negato l'esistenza dell’indagine. La tensione tra istituzioni è comunque alle stelle. Se la nazione ebraica è impegnata in una guerra di rappresaglia che ha portato alla morte di oltre 50 mila palestinesi a Gaza in risposta all’eccidio di 1200 israeliani da parte dei militanti di Hamas il 7 ottobre 2023, anche la guerra civile interna è feroce.

Infatti Itamar Ben-Gvir, il ministro che rappresenta l’ala della destra messianica garante della sopravvivenza politica del governo Netanyahu, ha definito Bar un «criminale che dovrebbe stare in prigione». Ben-Gvir è una delle figure più controverse e divisive della politica israeliano, è lui a confermare lo slittamento a destra di Israele. Avvocato e leader del partito Jewish Power, vive in una colonia considerata illegale dai trattati internazionali, a Hebron, in Cisgiordania, su terre palestinesi occupate. Ha difeso in tribunale estremisti ebrei accusati di violenze, è la punta avanzata dei sostenitori delle idee estremiste di Meir Kahane, di cui è stato seguace nel movimento Kach.

Nominato da Netanyahu ministro della Sicurezza nazionale, con poteri che includono il controllo diretto sulla polizia e sulle forze paramilitari attive nei territori occupati, Ben-Gvir ha dato le dimissioni il 19 gennaio 2025 quando Bibi ha accettato la tregua con Hamas, ed è tornato al governo il 18 marzo, quando l’Idf ha ricominciato a bombardare Gaza. Ma che significa per il governo di Tel Aviv avere un ministro kahanista?

Lo stato teocratico

Meir Kahane, nato a Brooklyn nel 1932, era un rabbino ortodosso che fondò un movimento suprematista ebraico violento e un partito politico fascista in Israele, poi dichiarato illegale. Voleva fondare uno stato ebraico teocratico e chiese (come del resto Trump con il suo progetto della ‘Gaza Riviera’) una netta separazione tra ebrei e non ebrei e la riduzione in schiavitù o l'espulsione dei palestinesi indigeni. I seguaci di Kahane hanno assassinato decine di persone e ne hanno ferite centinaia in numerosi attacchi terroristici, nei territori della Palestina occupata e negli Stati Uniti.

Nel suo ufficio Ben-Gvir aveva esposto una foto del terrorista Baruch Goldstein, responsabile nel 1994 del massacro di 29 palestinesi nella moschea di Hebron. Nel 2020 ha tolto l’immagine per apparire più moderato agli occhi degli elettori ma nel febbraio 2021 ha definito Kahane «un eroe». Blake Flayton, scrittore e influencer israeliano con quasi 100 mila follower su X, ha scritto giorni fa: «Mentre il kahanismo si fa strada con forza nel discorso mainstream, è doveroso per le voci nello spazio ebraico denunciarlo e fare pressione sulle organizzazioni jewish affinché il suo nome non sia evocato».

Per la destra messianica israeliana, l'obiettivo non è solo proteggere Israele dai nemici, ma espandere i confini. Da anni sognano di ricostruire gli insediamenti ebraici a Gaza, evacuati nel 2005, e di annettere la Cisgiordania. I più estremisti immaginano addirittura una "Grande Israele" che vada dal Nilo all'Eufrate. Sono una minoranza ma stanno diventando sempre più influenti.

Netanyahu forse non condivide del tutto questi sogni da regno biblico, ma ha bisogno del loro sostegno per obiettivi molto concreti: continuare a fare la guerra avendo l’appoggio della destra radicale, per restare al potere ed evitare i processi.

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