Il premier israeliano sta valutando se liberarsi del suo ministro della Difesa dopo mesi di tensioni. Possibile sostituto: Gideon Saar, deputato di destra. Il leader di Hamas, Sinwar: «Sarà guerra di logoramento»
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu sta valutando di “licenziare” il ministro della Difesa Yoav Gallant, con una decisione che porrebbe fine a mesi di tensioni tra i due, dovute a opinioni divergenti su una serie di questioni cruciali per la guerra e la vita di Israele.
La notizia della possibile sostituzione di Gallant con Gideon Saar, deputato del partito di opposizione di destra Nuova Speranza, per ora solo un’indiscrezione negata sia dallo staff del primo ministro che da un portavoce di Saar, dominava i siti di tutte le maggiori testate israeliane.
Tra il premier e il ministro non è mai corso buon sangue, e le tensioni risalgono a prima dell’inizio della guerra di Gaza.
L’anno scorso Netanyahu aveva già mandato a casa una volta Gallant, reo di aver manifestato la sua contrarietà alla riforma della giustizia promossa dal premier, che aveva portato in piazza migliaia di persone a protestare ogni fine settimana sino al 7 ottobre, il giorno dell’attacco di Hamas che ha scatenato la guerra di Gaza. Un sollevamento poi ancora più grande da parte dell’opinione pubblica contraria alla riforma della giustizia aveva poi convinto Netanyahu a tornare sui suoi passi e reintegrare il ministro.
Dall’inizio della guerra gli scontri tra i due sono diventati sempre più frequenti e hanno coinvolto anche altri membri chiave del governo, come i due ministri estremisti della destra religiosa, Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale e Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze, con delega alla Cisgiordania.
Nelle ultime settimane Gallant ha chiesto a gran voce di arrivare a una tregua per poter portare a casa gli ostaggi ancora prigionieri a Gaza e si è opposto a una nuova legge che esentasse i giovani ultraortodossi dal servizio militare obbligatorio, invisa ai partiti degli Haredi che forniscono un appoggio cruciale in parlamento, necessario alla tenuta del governo Netanyahu.
Ha inoltre criticato duramente Ben Gvir e la sua recente sfida allo status quo sul Monte del Tempio, o Spianata delle moschee per i musulmani, dove il ministro estremista aveva accompagnato un gruppo di persone di fede ebraica a pregare, violando le regole che reggono il sito da decenni.
La risposta è stata che sia Ben Gvir sia Smotrich hanno chiesto più volte a Netanyahu di sbarazzarsi di Gallant.
Peraltro, il premier ha convocato per oggi una riunione di governo con un numero ristretto di ministri e la leadership della difesa per valutare di cambiare lo status quo del Monte del Tempio dopo le continue pressioni Ben-Gvir.
Netanyahu come pure i partiti ultraortodossi di governo hanno già comunque fatto sapere di essere contrari a tale ipotesi.
Chi ha criticato violentemente la possibile nomina di Saar è stato il comitato per le famiglie degli ostaggi, notando che il potenziale nuovo ministro ha più volte paragonato l’accordo sul cessate il fuoco a una resa ad Hamas, difendendo invece l’uso della pressione militare sul gruppo di miliziani per ottenere la liberazione degli ostaggi.
«I nostri ostaggi languono nei tunnel di Hamas, tutto il suo tempo e i suoi sforzi dovrebbero essere dedicati a raggiungere gli obiettivi della guerra e a riportare a casa tutti gli ostaggi», ha commentato il comitato in una lettera a Netanyahu.
Gallant ha avuto un colloquio lunedì con l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente Amos Hochstein, a cui ha riferito che gli sforzi diplomatici per risolvere le tensioni con il gruppo sciita libanese Hezbollah si stanno esaurendo.
«La possibilità di un accordo sta svanendo dato che Hezbollah continua a legare il proprio destino ad Hamas e si rifiuta di terminare le ostilità», ha fatto sapere Gallant. «Quindi l’unica maniera per assicurare il ritorno delle comunità del nord di Israele alle loro case sarà attraverso l’azione militare».
Gli sfollati interni israeliani a causa dei continui scontri tra Israele e Hezbollah sono circa 80.000. Nel frattempo, Hamas ha fatto sapere in una lettera del leader del Movimento islamico, Yahya Sinwar, al capo dei ribelli yemeniti Abdul-Malik al-Houthi, in cui si congratulava con lui per il lancio del missile verso il centro di Israele domenica, di essere preparato a una lunga guerra di logoramento contro Israele e che gli sforzi congiunti con gli Houthi, Hezbollah in Libano e le milizie in Iraq porteranno alla sconfitta dello Stato ebraico. «Mi congratulo con voi per il vostro successo nel far sì che i vostri missili raggiungano in profondità l’entità nemica, aggirando tutti i livelli di difesa e intercettazione», ha scritto Sinwar, sostenendo che «le forze della resistenza a Gaza sono in una buona posizione».
Il messaggio agli Houthi segue comunicazioni analoghe inviate nelle ultime settimane da Sinwar al leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, così come le congratulazioni al presidente eletto dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune.
© Riproduzione riservata