Mosca ha trovato il modo di annientare postazioni militari sulla linea di confine e radere al suolo intere aree residenziali nell’area di Kharkiv, senza fare ricorso a missili Kinzhal che viaggiano a velocità supersonica, ma ordinando ai suoi piloti di sganciare una pioggia di bombe di epoca sovietica – di cui ne ha gli arsenali pieni – semplicemente riadattandole
Le sirene su Kharkiv da settimane suonano per una media di 16 ore al giorno. Le allerte segnalano l’arrivo di un altro attacco russo. Da giorni sui radar, oltre a missili balistici e droni, si moltiplicano piccoli punti, indicano l’ultima evoluzione dello scenario ucraino.
La Russia ha trovato il modo di annientare postazioni militari sulla linea di confine e radere al suolo intere aree residenziali nell’area di Kharkiv, senza fare ricorso a missili Kinzhal che viaggiano a velocità supersonica, senza annunci di Vladimir Putin di un «nuovo sistema d’armi senza rivali». Ma ordinando ai suoi piloti di sganciare una pioggia di bombe di epoca sovietica – di cui ne ha gli arsenali pieni – semplicemente riadattandole.
Le “glide bombs”
Le “glide bombs” sono l’ultimo paradosso di una guerra combattuta con sistemi d’arma di ultima generazione da un lato, ma che si combatte in trincea dall’altro. E con velivoli e armi che possono anche avere più di 40 anni.
«La Russia potrebbe aver trovato l’arma prodigiosa che funziona. L’ironia è che non è per nulla nuova», scrive Michael Peck in un report del Center for European Policy Analysis. La Russia ne sgancia una media di cento al giorno, circa 3.000 al mese. E, secondo l’esercito ucraino, l’utilizzo di questo tipo di arma è cresciuto di 16 volte in un anno.
Sono bombe che causano una «pressione follemente distruttiva», ha ammesso il presidente Volodymyr Zelensky nei giorni scorsi. Sono bombe teleguidate a basso costo, realizzate convertendo una tradizionale “dumb bomb” – quelle sganciate dai portelloni degli aerei da guerra – in una “smart bomb”, una bomba intelligente che, grazie a un sistema di guida Gps e a un supporto metallico che si attiva in caduta, fa planare la bomba fino a 70 chilometri di distanza.
Hanno una capacità distruttiva devastante, possono essere caricate di centinaia di chili d’esplosivo. La più potente – la Fab 1500 – può caricare quasi 700 chili di esplosivo ed è in grado di radere al suolo un palazzo intero. Per dare una misura, un colpo di artiglieria russo da 152 millimetri è caricato con 8 chili di esplosivo. La Russia negli ultimi mesi ha colpito in questo modo ad Avdiivka, a Chasiv Yar, a Vovchansk, e nelle ultime settimane a Kharkiv.
Una seria minaccia
A preoccupare Kiev sono diversi fattori. Anzitutto il costo. Montare un sistema di navigazione satellitare e un modulo con ali apribili a una bomba del genere ha un costo di circa 20.000 dollari. Un missile intercettore Patriot costa 1 milione di dollari, un razzo teleguidato Atacms poco meno, e un Himars costa comunque cinque volte la riconversione di una “glide bomb”, con 100.000 dollari a missile.
Il timore è anche per la disponibilità, che preoccupa perché il volume delle scorte sovietiche ha un potenziale senza limiti. E poi c’è la parte più complessa, queste bombe bucano i sistemi di difesa attualmente nella disponibilità – anche di utilizzo oltre confine – dell’esercito ucraino.
Grazie a una tattica che in gergo militare consente ai piloti russi di operare in “fire-and-forget", sparano e poi non hanno più il controllo dell’ordigno in volo. E possono virare prima possibile verso la pista d’atterraggio più vicina.
«Le glide bombs rappresentano una seria minaccia sia per i militari ucraini sia per i civili perché i russi possono colpire posizioni ucraine ed edifici senza aver bisogno di lasciare lo spazio aereo nei cieli russi e dei territori ucraini occupati», racconta in un’intervista a Domani Kateryna Stepanenko, analista e vice capo dell’area di studi sulla Russia dell’Institute for the Study of War di Washington.
Consentono quindi alla Russia di spianare la strada all’esercito. «L’utilizzo delle glide bombs è stato determinante nel consentire alle forze russe di riprendere le operazioni offensive, mentre continuavano a lanciare glide bombs a sostegno delle manovre di terra», osserva Stepanenko.
I russi le usano principalmente per radere al suolo edifici e strutture, perché non sono armi dotate di una tecnologia tale da poter seguire bersagli in movimento. Un concetto che, come spiega Peck, in uno scenario come questo non è fondamentale. «Per Mosca la questione non ha importanza», scrive.
«Dalla Seconda guerra mondiale, la Russia ha fatto affidamento su un’enorme potenza di fuoco per annientare le difese nemiche prima di iniziare l’assalto di terra. Una bomba planante che lascia un cratere largo 20 metri non ha bisogno di precisione millimetrica».
I precedenti
Questo tipo di adattamento non è nuovo, i primi esperimenti sono di epoca nazista e poi dell’esercito Usa in Vietnam. Il primo utilizzo su larga scala è comunque statunitense, la guerra del Golfo del 1991 evidenzia l’esigenza per il Pentagono di lavorare a una conversione di bombe a caduta libera in bombe teleguidate, particolarmente utili per operazioni con avverse condizioni meteo e per ovviare alle carenze di scorte di missili guidati.
Si arriva al sistema Jdam – simile a quello utilizzato dai russi oggi in Ucraina – nel 1997. Due anni dopo saranno impiegate per bombardare Slobodan Milošević e la Jugoslavia. Una tattica ancora oggi celebrata, sul sito dell’aviazione militare Usa viene definita come «una combinazione di azione furtiva e accuratezza» che «ha rivoluzionato la guerra aerea».
Guerra nei cieli
E che ancora oggi, risulta decisiva. La settimana scorsa Zelensky ha affermato non a caso come «il più grande vantaggio strategico che ha la Russia sull’Ucraina è il suo vantaggio nei cieli». Il limite – in senso letterale – è la portata della difesa ucraina a questa nuova strategia.
A fine maggio l’amministrazione Usa ha autorizzato Kiev a utilizzare le armi statunitensi in operazioni in territorio russo, con tutta una serie di restrizioni e limiti, muovendosi su un filo politico molto delicato.
L’obiettivo è chiaro, va scongiurata l’escalation del conflitto. La criticità è che l’aviazione russa è comunque in grado di colpire in qualsiasi momento le aree di Chernihiv, Sumy e Kharkiv con glide bombs senza mai lasciare lo spazio aereo russo. È un’area di 42mila chilometri quadrati secondo le stime dell’Institute for the Study of War. Un’area più estesa dell’Olanda per intenderci, senza protezione aerea.
«I sistemi di difesa aerea ucraina non hanno la capacità di intercettare glide bombs una volta che sono state lanciate dai caccia bombardieri russi», dice Stepanenko. E aggiunge come in questo momento «l’Ucraina non può difendere le sue posizioni sulla linea del fronte a lungo dalle glide bombs, finché non riesce a intercettare gli aerei russi nello spazio aereo russo con i sistemi di difesa aerea forniti dagli Stati Uniti». Vanno abbattuti gli aerei russi, prima che lascino cadere le bombe. Ma gli ucraini stanno finendo le scorte dei loro sistemi S-300, e hanno «bisogno di più sistemi Patriot lungo la linea del fronte per poter effettivamente intercettare gli aerei», sostiene Stepanenko. Che aggiunge come ci sia bisogno di «essere in grado di poter utilizzare i sistemi a lungo raggio forniti dagli Stati Uniti come gli Atacms per colpire le basi aeree che le forze russe utilizzano per poter volare e lanciare le glide bombs».
Il “sanctuary” russo
Un punto critico, un’indagine condotta da Associated Press utilizzando immagini satellitari ha evidenziato come siano 27 in tutto le basi aeree in Russia e in Crimea che rientrano nella gittata da 300 chilometri degli Atacms. Anche l’Isw ha elaborato mappe e cartine con questi parametri, individuando in un’area di 1.750 chilometri quadrati il “sanctuary” russo, una zona grande quanto Houston che protegge equipaggiamento, basi e aerei russi che in queste settimane stanno consentendo alla Russia di colpire quasi senza sosta.
Un’area solo parzialmente limitata dall’autorizzazione arrivata da Washington a fine maggio. Lo scenario che prevedono gli analisti dell’Isw è legato indissolubilmente alle decisioni che arrivano dagli alleati. «Dobbiamo aspettarci che le forze russe continuino a migliorare le loro tattiche, a innovare e ad imparare dagli errori militari del passato», dice Stepanenko, «finché permettiamo alla Russia di protrarre la guerra».
È un concetto che spiega il massiccio impiego delle glide bombs, che secondo l’analista dell’Isw si spiega con il ritardo delle forniture Usa all’Ucraina, un ritardo che «i russi hanno colto come un’opportunità per fare passi avanti sul campo di battaglia», sperimentando e rafforzando l’area del “sanctuary”.
Per l’Isw l’unico modo per «prevenire che i russi abbiano il tempo di migliorarsi è permettere alle forze ucraine di ripristinare l’iniziativa sul campo di battaglia», sostiene l’analista. E si può fare solo in due modi, come racconta chiudendo l’intervista: «Fornendo armi in maniera massiccia e permettendo loro di colpire obiettivi nelle retrovie russe».
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