«Vorrei che qualcuno si prendesse la briga di confrontare i redditi dichiarati nei decenni da esponenti politici autorevoli e non, da burocrati e anche da magistrati, con il patrimonio mobiliare e immobiliare accumulato. Si cominci pure dal mio». Domani ha preso alla lettera le dichiarazioni rilasciate dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un’intervista al Corriere della sera il 9 marzo. Ne è nata un’inchiesta, di cui sono già disponibili le prime tre puntate, che ha portato alla luce debiti e canoni inevasi per affitti di immobili di pregio. Vicende caratterizzate da controversie legali approdate al tribunale civile di Roma, tra ordini di sfratto, decreti ingiuntivi, ipoteche giudiziali sull’immobile piemontese di Crosetto, poi cancellate successivamente. Il periodo di questa saga immobiliare è ampio: dal 2012 al 2022. 

Le case

Emerge in particolare una curiosa tendenza del ministro della Difesa ad avere contenziosi con i proprietari delle case in cui, anche per brevi periodi, abita. La saga si apre nel 2013 con la notifica di un decreto ingiuntivo per il mancato pagamento di un debito da 42mila euro nei confronti di un ex ingegnere delle Ferrovie e di sua moglie, proprietari di un appartamento nella cornice mozzafiato di via Margutta, tra piazza del Popolo e piazza di Spagna, nel centro di Roma, al tempo affittato da Crosetto. Un anno più tardi cambia la cornice al ministro viene ipotecata la porzione di un immobile in provincia di Cuneo. Tra tasse, costi legali e canoni successivi la cifra da pagare per Crosetto è in questo caso di 160 mila euro saldati solo nel 2016. Il tutto tra i silenzi del legale e del creditore che anche a distanza di anni si rifiuta di rilasciare dichiarazioni sulla vicenda.

Questa casa non è un albergo

Ulteriori dubbi, destinati ancora una volta a non avere risposta, riguardano la vicenda relativa al suo rapporto con la società Albergo di Russia Spa. Il ministro ha infatti ricevuto nell’aprile 2016, in seguito ad una condanna, una seconda ipoteca giudiziale da 60mila euro sulla stessa porzione di abitazione di cui è proprietario in Piemonte. Anche in questo caso Crosetto ha ottenuto la cancellazione nel giugno 2017, pagando il debito nei confronti del creditore. 

Attraverso la sentenza integrale emessa dal tribunale di Roma il 21 aprile 2016 è stato possibile ricostruire l’intera vicenda. Nel dicembre 2011, un mese dopo la caduta del governo di Silvio Berlusconi in cui fu sottosegretario alla difesa, Crosetto ottenne in locazione un immobile di pregio nel centro di Roma di proprietà della Albergo di Russia Spa e vi si trasferì. Meno di due anni più tardi, il 29 marzo 2013, gli viene notificato un ordine di sfratto per morosità per il mancato pagamento dell’affitto. Il ministro resiste e stipula con la proprietà un accordo privato che permette al politico di rimanere in quella casa durante la ricerca di un nuovo alloggio fino al giugno del 2014.Con lo stesso accordo la società e il ministro sottoscrivono anche una penale giornaliera di 400 euro per ogni giorno di ritardo nella consegna delle chiavi. Ancora una volta, però, Crosetto rompe gli accordi e continua a non pagare portando anzi in tribunale la società Albergo di Russia per «danni d’immagine». 

Così si arriva alla sentenza del 2016 con il giudice che ordina l’ipoteca dell’immobile nel cuneese per risarcire la società locatrice del danno subito in quegli anni di affitti non pagati. Come per gli episodi precedenti, però, né il ministro né il suo staff hanno voluto commentare sostenendo che si tratti di «questioni coperte da riservatezza».

Ponte Milvio

Sono passati anni, certo, ma nel frattempo il ministro ci è ricascato, come evidenziato nella seconda parte dell’inchiesta. Dal 2019 l’allora presidente di Aiad, la confindustria degli armamenti, affitta un immobile di pregio a Roma nord, in zona ponte Milvio. Zona ricca, dove i vicini di casa sono gente che conta: immobiliaristi, principi del foro, star dello spettacolo.

Ma Crosetto, di nuovo, non paga. Per quattro mesi, dal novembre 2020 al febbraio 2021, infatti, il meloniano non versa il canone d’affitto. Viene così citato in giudizio per morosità. Crosetto per la terza volta viene accusato di essere un cattivo pagatore. Inevitabile a quel punto lo sfratto ed il pagamento di 20mila euro di oneri accessori.

Le domande aperte su queste vicende, come emerge chiaramente dall’inchiesta, sono ancora tante. Con uno schema ormai consolidato, infatti, né il ministro né i suoi legali vogliono commentare quanto accaduto e si trincerano dietro il silenzio.

Di nuovo in zona ponte Milvio, in via Flaminia, Crosetto ci riprova poco dopo in un altro immobile di lusso. La sentenza del tribunale di Roma risale al 2022 e lo condanna al pagamento di 68 mila euro. Si tratta di un appartamento regale in una palazzina d'epoca con canone di locazione mensile di 5 mila euro. Lo schema è sempre lo stesso: inizio tranquillo, poi i mancati pagamenti, l'avvio del contenzioso, la richiesta di sfratto per morosità. Dodici le mensilità non versate dal ministro che, comunque, non ha lasciato l’abitazione fino dall’emissione dell’ordinanza di rilascio.

La risposta di Crosetto 

Sulle vicende emerse dalle prime due puntate dell’inchiesta il ministro, più volte interpellato, non ha infatti voluto rilasciare commenti. Contattato direttamente dagli autori dell’inchiesta, Crosetto ha risposto attaccando: «Gli unici rapporti che potete avere con me sono in tribunale dove spero paghiate per i reati che avete commesso e continuate a commettere. Non voglio che nessuno abbia rapporti con delinquenti come voi», ha detto.

E risposte non sono arrivate, come prevedibile, nemmeno al suo ufficio stampa a cui era stata fatta pervenire una serie di domande sui vari aspetti da chiarire.

L’inchiesta precedente

I fatti a cui fa riferimento Crosetto nella sua risposta risalgono al 2022 quando, in un’altra inchiesta, Domani svelò che tra il 2018 e il 2021 il ministro ricevette da Leonardo 1,8 milioni di euro per consulenze.

A quella cifra vanno poi aggiunti ulteriori pagamenti ricevuti negli anni dall’ex presidente dell’Aiad da parte di varie società legate al settore della difesa: 82 mila euro incassati da Orizzonte Sistemi Navali e 200 mila euro versati all'ex lobbista da spa con soci privati e pubblici, tutte impegnate nel settore difesa. Della società Orizzonti sistemi navali, società partecipata al 51 per cento da Fincantieri e al 49 per cento da Leonardo, Crosetto è stato anche presidente percependo compensi particolarmente elevati. Da verbale del consiglio di amministrazione il presidente della spa dovrebbe prendere 12.750 euro l'anno, ma dai documenti letti da Domani Crosetto ha incassato da OSN, tra il 2020 e il 2021, oltre 140mila euro.  

A chi faceva notare che passare senza soluzione di continuità dal ruolo di lobbista che tutela chi deve “vendere” sistemi di difesa a titolare di un ministero che fa gare per “comprare” armi sia un perfetto esempio di conflitto di interessi potenziale, Crosetto risponde secco: «Io non ho alcun conflitto di interessi, querelerò chiunque lo affermi. Ho lasciato ogni incarico come prevede la legge. Guadagnerò il 90 per cento in meno del mio reddito, pretendo almeno rispetto».

Crosetto ha deciso di non querelare, ma di presentare un esposto in procura per individuare le fonti dei giornalisti. Un mossa senza precedenti, anche da parte della procura che ha messo l’intero pool investigativo di Domani  sotto inchiesta: Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine sono finiti indagati dai magistrati della procura di Perugia. A stimolare le indagini sui tre giornalisti lo stesso Crosetto, all’epoca dei fatti già ministro, che chiese di indagare anche sulla presunta fonte che aveva rivelato al giornale le notizie sui suoi conflitti di interesse. Il caso ha sollevato molte polemiche anche a livello internazionale, tanto che a Domani ha ricevuto la solidarietà di numerose associazioni che si occupano di libertà di informazione.

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