Su ambiente e emergenza climatica ci sono differenze molto nette nei programmi politici dei partiti italiani in vista delle elezioni europee. E al centro dello scontro c’è il Green Deal, il pacchetto di iniziative lanciate dall’Unione Europea contro il surriscaldamento globale. Per Fratelli d’Italia si tratta di “eco-follie” della sinistra europea, secondo Pd e M5S il Green Deal è stato un passo in avanti cruciale, da rafforzare ed ampliare. Ma nel concreto, quali sono le proposte dei partiti in merito alle principali questioni sul clima?

DIRETTIVA “CASE GREEN”

Partiamo dalle posizioni sulla direttiva “Case green”, approvata in via definitiva a metà aprile dal Consiglio dei ministri europei dell’Economia e delle Finanze. Una direttiva chiave in ambito di efficientamento energetico degli immobili, pensata come pilastro del Green Deal e della lotta alle emissioni nocive.

Gli Stati dell’Unione vengono chiamati a tagliare gradualmente il consumo medio di energia degli edifici: per gli immobili residenziali e non, la riduzione dovrà essere del 16% entro il 2030, per poi divenire più consistente negli anni successivi. Gli edifici privati di nuova costruzione, invece, saranno a “emissioni zero” a partire dal 2030, in quanto provvisti, ad esempio, di pompe di calore e pannelli solari.

Sulla direttiva gli schieramenti si dividono radicalmente e i programmi elettorali parlano chiaro, con i partiti di governo fortemente critici. La Lega ne chiede la cancellazione totale mentre Fratelli d’Italia e Forza Italia chiedono modifiche importanti. Della normativa, frutto della «deriva ideologica della sinistra» per il partito di Giorgia Meloni, contestano tempistiche e mole dei costi, nonostante le previsioni finanziarie attuali siano ancora tutt’altro che definite. Il grande assente? Una contro-proposta dettagliata, non limitata agli slogan, su come procedere in termini di nuove ristrutturazioni e di efficienza energetica degli immobili. Insomma, non si entra nei dettagli.

Dall’altro lato della barricata, il messaggio di Alleanza Verdi e Sinistra, Movimento 5 Stelle e Pd è univoco: non si deve tornare indietro. E sono numerose le ipotesi formulate su come raggiungere l’obiettivo dell’efficientamento energetico di abitazioni e aziende. Dal maggior ricorso a materiali di origine biologica in ambito edilizio, proposto da Avs, al piano di incentivi previsto dal Pd sull’installazione di pannelli solari sopra i tetti di industrie ed esercizi commerciali.

Inoltre, tutti e tre i gruppi si concentrano nei loro programmi sulle fonti di finanziamento dei progetti di riqualificazione, proponendo l’istituzione di fondi comunitari pensati a tal fine. In particolare, il M5S lancia l’idea di creare un fondo basato sull’emissione di debito comune, sul modello del Recovery fund, che «dovrà essere destinato esclusivamente al finanziamento delle energie rinnovabili e delle azioni di efficientamento energetico».

Anche la lista guidata da Calenda, Siamo Europei, cita nel proprio manifesto l’ipotesi di finanziare la riqualificazione edilizia tramite l’emissione di debito comune. Si posiziona tuttavia vicino ai partiti di governo nella dura critica alle linee guida attuali della direttiva, ritenuta insostenibile dal punto di vista finanziario.

L’argomento, invece, non viene toccato nel programma del cartello elettorale di Renzi e Bonino, Stati Uniti d’Europa, che si limita, in tema ambientale, a chiedere il rispetto dei generici principi di «ragionevolezza» e «gradualità» nella transizione complessiva.

AUTO ELETTRICHE

Un altro punto che divide in due il panorama politico riguarda il regolamento europeo, approvato lo scorso anno, che prevede il blocco della produzione e della vendita di veicoli con motore termico, alimentato da benzina o diesel. Tutto ciò a partire dal 2035 e non senza deroghe ed eccezioni all’elettrico, come l’impiego di e-fuel, carburanti alternativi di origine sintetica ancora “di nicchia”.

I partiti del governo Meloni si ritrovano nuovamente compatti nella richiesta di eliminazione dello stop ai motori termici. E fermamente contro l’ipotesi di elettrificazione integrale della nuova generazione di auto. Per la Lega, bisogna «garantire a tutti i cittadini il loro sacrosanto diritto di possedere veicoli privati a prezzi sostenibili» ed è necessario investire nei biocarburanti, così come per gli alleati del centrodestra e la lista di Calenda.

Si parla dunque di carburanti derivati dalle biomasse, come scarti agricoli vegetali, il cui reale impatto sull’ambiente genera non pochi dubbi tra gli esperti. Da un lato riducono le emissioni climalteranti dirette rispetto all’impiego di fonti fossili, dall’altro, talvolta, vengono coltivati enormi appezzamenti di terreno esclusivamente per ottenere materia prima per produrre biocarburanti, anziché utilizzare gli scarti.

La suddivisione dello scacchiere politico si ripete come nel caso della direttiva “Case green”.

I partiti del campo progressista si presentano alle elezioni con una sola voce, di indiscusso sostegno all’elettrico. Anche in tema di riconversione dell’automotive, la priorità che emerge è quella di creare fondi ad hoc o di rifinanziare quelli esistenti, come il Fondo sociale per il clima e il Fondo per una giusta transizione.

L’intenzione, dunque, è tenere assieme giustizia sociale e climatica ed evitare che i costi della transizione ecologica gravino sulle spalle delle porzioni più svantaggiate della popolazione.

Tra le proposte sul come prepararci all’appuntamento del 2035, il partito di Elly Schlein spinge per stimolare gli investimenti nella «componentistica per i veicoli elettrici» mentre Verdi e Sinistra chiedono di fermare anche l’uso dei jet privati, vietando «voli a corto raggio dove esistono alternative sostenibili», e di tassare i carburanti per l’aviazione.

Inoltre, Avs dedica più punti del suo programma al sostegno del trasporto pubblico e si concentra, al pari del M5S, sull’aumento del numero di colonnine di ricarica delle auto elettriche.

RINNOVABILI, GAS E NUCLEARE

Che ruolo devono (o non devono) ricoprire gas e nucleare in fase di transizione ecologica? In quanto tempo si potrà superare la dipendenza da fossili? Si tratta di questioni che, in particolar modo dall’inizio della guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica, si trovano al centro della scena.

Partiamo dal nucleare, tema che resta controverso e discusso tra gli studiosi. Il “sì” di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Siamo Europei è confermato. Secco “no” da parte di Avs e M5S. Nel programma del Pd non si fa cenno al nucleare.

Il Partito democratico non menziona, inoltre, il gas naturale (e nemmeno i termovalorizzatori). Nuovamente concordi i partiti di Conte e del duo Bonelli – Fratoianni sul porre con decisione fuori dalle attività considerate sostenibili l’uso del gas, oltre che dell’energia nucleare.

I rigassificatori, secondo Forza Italia, al contrario, ricoprono un «ruolo chiave» per l’Europa, così come i gasdotti come il Tap. Bisogna tuttavia ricordare che anche sulla centralità del gas come combustibile “ponte”, di passaggio verso la neutralità climatica, le posizioni di climatologi e accademici non sono unanimi: inquina meno di petrolio e carbone, ma parliamo comunque di un combustibile fossile nocivo per il Pianeta.

Riguardo al ruolo delle energie rinnovabili, infine, un altro aspetto caratterizza uniformemente i programmi dei partiti del governo Meloni e il gruppo di Calenda. Appare costante la richiesta di piena autonomia nella definizione del mix energetico, delle fonti e tecnologie da impiegare, rispetto agli attuali parametri e obiettivi europei per la transizione ecologica.

Con ciò si intende che soltanto una quota di nuovi investimenti in campo energetico sarebbe eventualmente rivolta alle rinnovabili, citate appena una volta nel manifesto di Forza Italia e due in quello di Fratelli d’Italia.

Rientra in quest’ottica generale la proposta del partito di Meloni di «tornare a valorizzare i giacimenti e le fonti energetiche nazionali ed europee». Non si rinuncia, dunque, nemmeno in prospettiva, ai combustibili fossili. Al contrario, sul versante diametralmente opposto troviamo Avs, con l'impegno per «un’Europa alimentata al 100% da energie rinnovabili entro il 2040».


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