Nei programmi elettorali per le elezioni europee dell’8 e 9 giugno il lavoro è uno dei pochi temi su cui punta la (quasi) totalità delle liste presenti in tutte le cinque circoscrizioni. Hanno intenzioni e proposte, anche se nella maggior parte dei casi mancano le politiche pratiche per raggiungere quegli obiettivi.

Il Partito democratico manifesta fin dalle prime pagine l’intenzione di battersi per «il lavoro di qualità e la giusta retribuzione». Uno dei nodi fondamentali è l’istituzione di una direttiva sui salari minimi ed equi, stabiliti sulla base delle conoscenze, competenze e mansioni svolte. E il Pd non è solo in questa battaglia, ci sono anche Movimento 5 stelle, Alleanza Verdi-Sinistra e Pace terra dignità. L’obiettivo delle quattro liste è chiarito dal M5s, secondo cui il salario minimo permetterebbe agli stipendi «di non scendere sotto un determinato livello di adeguatezza» e promuoverebbe «la coesione e il progresso sociale nell’intera comunità europea».

Come il Pd, anche Fratelli d’Italia pone il lavoro come primo punto del programma elettorale: «Vogliamo incentivare l’occupazione e la competitività nell’Unione europea attraverso politiche attive del lavoro e la creazione di un ambiente favorevole alla crescita delle realtà produttive». Il raggiungimento di questo scopo passerebbe per l’incremento della formazione scuola-lavoro, la detassazione delle aziende che assumono e la riduzione del «peso amministrativo burocratico delle normative europee».

Occupazione e disoccupazione

L’occupazione è un tema condiviso dalla quasi totalità delle liste, anche se in molti casi non propongono politiche da mettere in atto ma si limitano, come Forza Italia, a sostenere che sia necessario «contrastare la disoccupazione giovanile e femminile». Secondo Avs, invece, occupazione e obiettivi climatici devono andare di pari passo. La lista, infatti, promuove una «direttiva sulla transizione giusta sul piano occupazionale», che sappia coinvolgere i sindacati e mettere al centro la contrattazione collettiva insieme alle associazioni ambientaliste.

Di riflesso c’è il tema della disoccupazione che, secondo Alternativa popolare, deve essere affrontato basando il cambiamento su «economia sociale di mercato, innovazione incentrata sull’uomo, competitività di ogni regione d’Europa». E c’è poi chi, come Pace terra dignità, propone la partecipazione a corsi di formazione e un sostegno economico universale per chi resta senza impiego.

I giovani

Un aspetto rilevante per i lavoratori del domani riguarda il riconoscimento dei titoli accademici e delle qualifiche professionali. Come spiega il Movimento 5 stelle, per proseguire gli studi in un altro paese dell’Unione è necessario intraprendere percorsi burocratici spesso lunghi e complicati. Per far fronte a questo problema il M5s, a cui si unisce anche il Pd, propone un sistema di riconoscimento tra gli stati membri «per i titoli di studio più diffusi e comuni in tutta Europa», oltre che il miglioramento del riconoscimento delle qualifiche professionali.

Per Stati Uniti d’Europa occorrono politiche per «promuovere l’imprenditoria giovanile, garantendo alle start up l’accesso diretto agli investimenti pubblici europei» e progettando piattaforme che condividano possibilità di occupazione «oltre i confini nazionali». Pace terra dignità, invece, pone l’accento sulla necessità di offrire «pari opportunità ai giovani costretti a emigrare dalle zone più deboli».

Nessun cenno al lavoro giovanile nel programma della Lega, al contrario della lista guidata da Meloni che scrive di voler incentivare l’imprenditoria dei giovani, senza però specificare come.

Mancanza di manodopera

Per sopperire alla carenza di manodopera qualificata e aumentare l’attrattività nei confronti delle persone straniere, secondo Azione-Siamo europei, è necessario «estendere e promuovere il programma Euraxess», la piattaforma di job-matching che si rivolge ai ricercatori europei, oltre che semplificare la procedura per richiedere il visto per migranti specializzati nei comparti economici che necessitano di più lavoratori.

Tra i settori su cui puntare, nella visione di Alternativa popolare, c’è quello dell’intelligenza artificiale e della robotica, in cui l’Ue dovrebbe incrementare gli investimenti.

Meno ore, stessa retribuzione

«Crediamo che la riduzione dell’orario di lavoro sia centrale per il progresso sociale. Sosteniamo la proposta per la sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario». Le parole sono del Pd, che però non è l’unico a muoversi in questo campo. Il M5s chiede che l’Ue approvi una direttiva sulla settimana corta in modo da «concedere pari diritti a tutti i lavoratori europei».

Nei fatti, la proposta vorrebbe ridurre gli orari di lavoro e concedere strumenti di welfare del valore pari alla quota di lavoro mancante che sarebbe convertita «in voucher validi per l’acquisto di beni e servizi», in tal modo il salario rimarrebbe invariato. Dello stesso avviso è Pace terra dignità, secondo cui «lavorare meno ore (in ufficio) ma essere in ogni luogo o periodo del giorno raggiungibile, ci rende vittime di un tempo di lavoro senza fine».

Diritti sociali

In alcuni programmi elettorali la necessità di favorire l’inserimento delle persone nel mercato lavorativo va di pari passo con il miglioramento di alcuni diritti sociali. Per il M5s i congedi paterni e materni devono «essere identici: le cure per i nuovi nati non possono ricadere unicamente sulle spalle delle donne», mentre il Pd sostiene sia necessario che gli stati adempiano quanto prima agli obiettivi di Barcellona sull’istruzione e la cura per la prima infanzia, a sostegno dell’occupazione femminile.

Il Pd, poi, propone un nuovo sistema di welfare europeo basato su tre garanzie sociali: la garanzia dell’infanzia, «per spezzare le varie forme di povertà infantili», quella giovani, «per prevenire la disoccupazione di lungo periodo», e una universale che sia uno «schema comune di assicurazione per tutelare» chi lavora.

Nell’ambito del salario il Movimento 5 stelle dedica un punto al gender pay gap, che può essere colmato scoraggiando pratiche come «il lavoro part-time involontario» e sostenendo l’imprenditoria femminile. Sostiene inoltre che sia necessario un intervento dell’Ue al fine di garantire, come già avviene in Spagna, un congedo per chi soffre di dolore durante le mestruazioni (dismenorrea).

Chi al lavoro non ci pensa

In tema di occupazione la Lega non esprime alcuna proposta concreta. Lo slogan è «più Italia, meno Europa», di fatto lo stesso usato da Libertà («meno Europa, più Italia» ndr). Ma le due liste hanno più di un motto in comune: a entrambe è sfuggito il tema del lavoro. Nelle diciotto pagine di programma la Lega concentra la sua attenzione sul contrasto alle «euro-follie green» e alla difesa del made in Italy.

Mentre Libertà struttura le sue proposte in venti punti poco argomentati che spaziano dalla «libertà di difendere l’Europa dalle mafie» a quella «di evitare l’avvelenamento alimentare». Di tematiche urgenti come quella del lavoro però nessuna traccia.

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