Per la scrittrice, traduttrice e facilitatrice, «la prevenzione è sempre il punto da cui partire». Occorre «lavorare sull’educazione, a partire dalla pedagogia del consenso alla gestione dei conflitti» e attivare un percorso che affermi che la violenza maschile sulle donne riguarda tutti e non soltanto chi l’ha inferta o chi l’ha subita