Non c’è più quell’odore acre dell’acqua salata che si asciuga per troppe volte sugli stessi corpi e vestiti. Stamattina nella shelter area, la zona della Life Support in cui hanno soggiornato i naufraghi nel viaggio dalle acque sar maltesi al porto di Livorno, c’è aria di attesa e profumo. In molti raccontano di aver comprato le boccette in Libia e mostrano, orgogliosi, le confezioni dorate con le scritte in arabo.

Ma a Mariam non basta il profumo per sentirsi finalmente a suo agio. Si è portata da casa, la Siria, anche una trousse piena di trucchi che fino a questa mattina non aveva ancora avuto una ragione per usare: «Non vedo l’ora di mangiare la pizza. E di comprare alcuni vestiti nuovi perché adesso devo arrivare in Olanda», confessa mentre le amiche che le siedono attorno chiacchierano e scherzano nell’attesa di scendere a terra, sulla banchina 56 del porto di Livorno, la città toscana con uno dei porti più grandi d’Italia che, infatti, si estende oltre la vista dell’occhio.

Tre giorni di navigazione per un porto

Credits: archivio Emergency

Sulla terra ferma tutto è pronto per accogliere i 72 naufraghi, salvati nelle acque internazionali di Malta il 31 ottobre e arrivati alle prime luci dell’alba nel porto di Livorno dopo oltre tre giorni di navigazione sulla nave di Emergency. Le autorità e gli operatori della Croce Rossa sono già pronti per salire a bordo e verificare le condizioni cliniche dei naufraghi, mentre lo staff Emergency si assicura che tutto sia in ordine prima del loro arrivo. Instancabili, senza che le ore di sonno perso per i turni di guardia inibiscano il loro sorriso.

C’è un’aria di festa mista a punte di malinconia anche tra i membri dell’equipaggio. La gioia di aver portato a termine la 25esima missione che si mescola con la consapevolezza che più nulla sapranno delle vite che hanno conosciuto così intensamente nelle giornate trascorse a bordo della Life Support. Dove gli spazi sono stretti, anche se ben organizzati, ed è impossibile non condividere emozioni e pensieri.

Lo sbarco

Credits: archivio Emergency

Il primo a scendere è un ragazzo nigeriano, ha 19 anni e una brutta tosse che lo ha costretto a sonnecchiare per tutto il viaggio. Dopo, i minori: 7 di loro sono accompagnati. Infine, i nuclei familiari. I tempi d’attesa sono lunghi, tra un gruppo che scende e l’altro che si prepara i minuti sembrano interminabili. Ma i momenti di sospensione non incrinano la speranza.

Tutti i naufraghi salgono dall’area shelter della nave fino al ponte pieni di gioia. Salutano, si abbracciano, abbracciano i soccorritori dell’ong italiana, sono felici di essere in Italia. Curiosi di iniziare una nuova vita. Grati, alla fine di tutto, di averne avuto la possibilità.

Tra i i sorrisi dei naufraghi spicca quello di Kenya, 44 anni, siriana, che finalmente potrà raggiungere il marito in Germania: «Non ci vediamo da tre anni. È qui fuori a ad aspettarmi», racconta mentre si prepara alla discesa. Speriamo sia così. Come per lei, per la maggior parte delle persone salvate in mare, il viaggio verso l’Europa è la coronazione di un sogno. Vederne i confini è un’emozione indescrivibile.

«Dopo più di tre giorni di navigazione siamo arrivati a Livorno per lo sbarco delle persone soccorse, operazione che si è svolta regolarmente e in collaborazione con le autorità locali. Sconcerta sapere che proprio in questi giorni il governo abbia deciso di proseguire sulla strada del protocollo di intesa con l’Albania e dell’esternalizzazione delle frontiere, senza neanche attendere il pronunciamento della Corte di giustizia europea», dichiara il comandante della nave, Domenico Pugliese, ai giornalisti arrivati per documentare lo sbarco. «Ai 72 naufraghi che oggi finalmente sono potuti scendere a terra auguriamo tutto il meglio, mentre noi ci prepareremo per la prossima missione».

Si riparte

Credits: archivio Emergency

La Life Support e il suo equipaggio, infatti, sono già pronti a ripartire per tornare nella zona operativa, tra Malta, Libia e Turchia per incrociare altre vite di passaggio nel Mediterraneo: «Grazie ragazzi, un lavoro meraviglioso. Abbiamo aiutato 72 persone a realizzare i loro sogni», aggiunge Pugliese rivolgendosi al suo team.

Neanche un attimo dopo la voce di Jonathan Nanì La Terra, il Sar coordinator, distoglie gli sguardi dell’equipaggio dall’ultimo dei naufraghi che scende dall’ultimo gradino verso terra: «All emergency staff, all emergency staff, rescue completed», dice alla radio che tutti devono avere vicino in ogni momento. E Jonathan, Zero, Marzia, Elena (dottoressa), Chiara, Yassin, Elena (soccorritrice), Denis, Marcello, Flavio, Chris, Paula, Florent, Micol, Pedro, Samuele, Natalia, Claudio si lasciano andare a una miriade di abbracci collettivi.

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