Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà parte del libro Sulle ginocchia, edito da Melampo, riguardo la storia di Pio La Torre scritta dal figlio Franco


Palermo, mattina del 30 aprile 1982, i sicari di mafia uccidono Pio La Torre. Con lui muore anche l'amico e autista Rosario Di Salvo. L'Italia trema.

Di sera arriva in Sicilia il generale più famoso dell’Arma dei carabinieri: Carlo Alberto dalla Chiesa. È il nuovo prefetto di Palermo, I giornalisti gli chiedono perché hanno ammazzato Pio La Torre, il generale risponde: «Per tutta una vita».

Figlio della Sicilia più povera, nato ad Altarello di Baida, una borgata alle porte di Palermo, capopopolo e sindacalista negli anni infuocati delle lotte contadine e delle occupazioni delle terre, deputato alla Camera per tre legislature, Pio La Torre diventa un bersaglio di Cosa nostra e di qualcun altro quando è da appena sette mesi segretario regionale del Partito comunista italiano.

Un ritorno nella sua terra, un ritorno in quella «città dove si fa politica con la pistola».

La Palermo dei delitti eccellenti e delle stragi in stile libanese, della mattanza e dei mille morti ammazzati fra le cosche. Ma anche la città dei patti e dei ricatti politici.

Da oggi sul nostro Blog Mafie pubblichiamo “Sulle ginocchia” (edizioni Melampo), la storia di Pio La Torre raccontata dal figlio Franco. È proprio Franco a ricordare il padre fra dimensione pubblica e privata.

La passione politica e l'incontro con Giuseppina che sarebbe diventata sua moglie, le Botteghe Oscure e le vacanze di famiglia in Polonia e a Panarea, la detenzione nel carcere dell'Ucciardone e la battaglia contro i missili a Comiso, le “attenzioni” che gli avevano riservato i servizi segreti italiani (lo sospettavano di essere una spia di Mosca) e la lunga battaglia in Commissione parlamentare antimafia per avere quella legge sull'associazione di tipo mafioso che (per fortuna) resiste ancora oggi.

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